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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
è sviluppata. «Questi filosofi spagnoli scom
mettono apertamente che la filosofia ritor
nerà nel luogo della ragione, e, di conse
guenza, a mio parere, che la ragione nel no
stro tempo tornerà ad abitare consapevol
mente e in maniera creativa la filosofia. L’im
presa è degna e dignità è ciò che esige ai no
stri giorni la filosofia. Dignità che nella no
stra lingua è sinonimo di formalità, serietà e
compostezza. Anche di decenza. Il tentativo
serio e dignitoso è l’unico cammino per ri
destare il nervo anestetizzato del pensare fi
losofico (non solo spagnolo, ma anche euro
peo)» (p. 274).
[M. M.]
78.
S
evilla
F
ernandez
J
osó
M.,
Tramos
defilosofia,
Centro de Investigaciones sobre
Vico, Sevilla, Editorial Kronos, 2002, pp.
119.
79.
S
uppa
Silvio,
I tempi e leforme della
morale eroica: VicoeDoria,
in
Eroiedetà eroi
che attorno a Vico. Atti del Convegno inter
nazionalediStudi(Fisciano-Vatolla-Raito, 24-
27
maggio 1999),
a cura di E. Nuzzo, Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura, 2004, pp.
165-185.
Nell’«accezione decisamente civile» del
l’eroe, l’A. rintraccia molti punti di contatto
tra Vico e Doria, insieme ad alcune diver
genze. Punto di partenza per entrambi è
l’Accademia di Medinacoeli e il contesto po
litico e culturale che ne generò e sorresse
l’ampiezza e il fervore degli studi e delle ri
flessioni. Nel nuovo rapporto che va defi
nendosi tra ragione ed esperienza, tra azione
e pensiero, Doria e Vico propongono en
trambi una forma di eroismo che ha bandito
da sé il riferimento ad un’etica esclusiva-
mente individuale, per orientarsi a un deciso
impegno filosofico sempre saldamente decli
nato secondo la «ragione» della politica. Non
può dunque che essere accantonato un certo
tipo di eroe letterario o anche epico, troppo
lontano dall’interesse per il bene pubblico,
per la
res publica
; e con esso anche il «furo
re», proprio, pur se in modo diverso, dell’e
roe ariostesco e di quello bruniano.
L’A. non manca di individuare, in questi
nuovi connotati dell’eroe, un retaggio di al
cuni assunti teorici machiavelliani e una rie-
laborazione della cultura della ragion di Sta
to, in cui all’articolazione ed esaltazione del
momento della prudenza si unisce però il ri
fiuto della tecnica, con una complementare
decisa virata in senso etico, sostenuta, sia in
Vico che in Doria, pur con non poche diffe
renze, da un fondante riferimento metafisi
co. Tale riferimento consente tra l’altro di
evadere dalle anguste preoccupazioni teori
che relative solo alla conservazione - dello
Stato e del potere - per arrivare invece a con
cepire e a praticare il mutamento.
Fermandosi su Vico, cui naturalmente at
tribuisce spessore teorico molto superiore a
quello del Doria, l’A. rimarca la differenza di
prospettiva tra la prolusione del 1732, il
De
mente heroica , e
il
De uno
e la
Scienza nuova.
«L’eroe nello studio - cioè nel moderno - è un
inno alla ragione; quello dell’esordio societa
rio è invece un inno alla volontà. Lo spirito re
ligioso e la disciplina che lo accompagna sono
però comuni ad entrambe le forme, attribui
scono al profilo eroico una funzione genetica
della società e, soprattutto, introducono un
primo fattore di differenziazione sociale basa
to sulle qualità morali, e non semplicemente
sul conflitto e sulla potenza» (p. 177).
Rispetto alla complessità della figura del
l’eroe in Vico, la visione di Doria si distingue
per una decisa collocazione della nuova di
mensione dell’eroe nel moderno, con un
marcato accento sul conflitto tra ragione e
passioni ed un’attenzione mai perduta - co
me dimostra
II Capitano filosofo
del 1739 —
per la virtù militare e guerriera dell’eroe.
[M. R ]
80.
T
essitore
Fulvio,
Vico ritrovato per
due volte,
in «Il Mattino», 10-3-2005, p. 25.
81.
TORNO
Armando,
Ipotesisu Vico: ro
mantico opositivo?,
in «Corriere della Sera»,
14-4-2003, p. 29.