286
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
è sviluppata. «Questi filosofi spagnoli scom­
mettono apertamente che la filosofia ritor­
nerà nel luogo della ragione, e, di conse­
guenza, a mio parere, che la ragione nel no­
stro tempo tornerà ad abitare consapevol­
mente e in maniera creativa la filosofia. L’im­
presa è degna e dignità è ciò che esige ai no­
stri giorni la filosofia. Dignità che nella no­
stra lingua è sinonimo di formalità, serietà e
compostezza. Anche di decenza. Il tentativo
serio e dignitoso è l’unico cammino per ri­
destare il nervo anestetizzato del pensare fi­
losofico (non solo spagnolo, ma anche euro­
peo)» (p. 274).
[M. M.]
78.
S
evilla
F
ernandez
J
osó
M.,
Tramos
defilosofia,
Centro de Investigaciones sobre
Vico, Sevilla, Editorial Kronos, 2002, pp.
119.
79.
S
uppa
Silvio,
I tempi e leforme della
morale eroica: VicoeDoria,
in
Eroiedetà eroi­
che attorno a Vico. Atti del Convegno inter­
nazionalediStudi(Fisciano-Vatolla-Raito, 24-
27
maggio 1999),
a cura di E. Nuzzo, Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura, 2004, pp.
165-185.
Nell’«accezione decisamente civile» del­
l’eroe, l’A. rintraccia molti punti di contatto
tra Vico e Doria, insieme ad alcune diver­
genze. Punto di partenza per entrambi è
l’Accademia di Medinacoeli e il contesto po­
litico e culturale che ne generò e sorresse
l’ampiezza e il fervore degli studi e delle ri­
flessioni. Nel nuovo rapporto che va defi­
nendosi tra ragione ed esperienza, tra azione
e pensiero, Doria e Vico propongono en­
trambi una forma di eroismo che ha bandito
da sé il riferimento ad un’etica esclusiva-
mente individuale, per orientarsi a un deciso
impegno filosofico sempre saldamente decli­
nato secondo la «ragione» della politica. Non
può dunque che essere accantonato un certo
tipo di eroe letterario o anche epico, troppo
lontano dall’interesse per il bene pubblico,
per la
res publica
; e con esso anche il «furo­
re», proprio, pur se in modo diverso, dell’e­
roe ariostesco e di quello bruniano.
L’A. non manca di individuare, in questi
nuovi connotati dell’eroe, un retaggio di al­
cuni assunti teorici machiavelliani e una rie-
laborazione della cultura della ragion di Sta­
to, in cui all’articolazione ed esaltazione del
momento della prudenza si unisce però il ri­
fiuto della tecnica, con una complementare
decisa virata in senso etico, sostenuta, sia in
Vico che in Doria, pur con non poche diffe­
renze, da un fondante riferimento metafisi­
co. Tale riferimento consente tra l’altro di
evadere dalle anguste preoccupazioni teori­
che relative solo alla conservazione - dello
Stato e del potere - per arrivare invece a con­
cepire e a praticare il mutamento.
Fermandosi su Vico, cui naturalmente at­
tribuisce spessore teorico molto superiore a
quello del Doria, l’A. rimarca la differenza di
prospettiva tra la prolusione del 1732, il
De
mente heroica , e
il
De uno
e la
Scienza nuova.
«L’eroe nello studio - cioè nel moderno - è un
inno alla ragione; quello dell’esordio societa­
rio è invece un inno alla volontà. Lo spirito re­
ligioso e la disciplina che lo accompagna sono
però comuni ad entrambe le forme, attribui­
scono al profilo eroico una funzione genetica
della società e, soprattutto, introducono un
primo fattore di differenziazione sociale basa­
to sulle qualità morali, e non semplicemente
sul conflitto e sulla potenza» (p. 177).
Rispetto alla complessità della figura del­
l’eroe in Vico, la visione di Doria si distingue
per una decisa collocazione della nuova di­
mensione dell’eroe nel moderno, con un
marcato accento sul conflitto tra ragione e
passioni ed un’attenzione mai perduta - co­
me dimostra
II Capitano filosofo
del 1739 —
per la virtù militare e guerriera dell’eroe.
[M. R ]
80.
T
essitore
Fulvio,
Vico ritrovato per
due volte,
in «Il Mattino», 10-3-2005, p. 25.
81.
TORNO
Armando,
Ipotesisu Vico: ro­
mantico opositivo?,
in «Corriere della Sera»,
14-4-2003, p. 29.
1...,276,277,278,279,280,281,282,283,284,285 287,288,289,290,291,292,293,294,295,296,...305