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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
no essere oggetto di dibattito o di controver
sia nella loro versione spagnola.
[M. S.]
88.
Vico Giambattista,
Vici vindiciae,
par D. Luglio e B. Périgot, Paris, Editions Al
lia, 2004, pp.l 11.
L’edizione presenta la traduzione france
se condotta sul testo latino stabilito da T. Ar-
mignacco per l’edizione critica delle
Opere
cu
rata dal «Centro di studi vichiani» e raccolto
nel volume
11De mente eroica e gli scritti lati
niminori,
a cura di G. G.Visconti (Napoli, A.
Guida, 1996). Traduzione elegante e condivi
sibile peraltro nella scelta di offrire la dizione
latina in parentesi per termini intraducibili in
francese, o ambigui nella resa. Il testo viene
preceduto da una presentazione (pp. 7-26) di
David Luglio, curatore anche delle note a
commento, che rievoca in maniera vivace
l’ambiente culturale nel quale le
Vicivindiciae
si collocano e le dispute e le critiche che se
guirono la pubblicazione della
Scienza nuova
1725. Questa «merveilleuse invective» che
viene scagliata contro chi ha voluto ipotizzare
una mancata corrispondenza, in fedeltà ai det
tami cartesiani, tra filosofia ed eloquenza, si
converte in un’apologia e in una teorizzazio
ne del ruolo dell
'ingenium,
che diventa subi
to per Vico «un enjeu idéologique» contro un
sicuro seguace della Chiesa riformata. «La
méthode ‘verticale’ de l’exégèse allégorique
ou typologique, qui déchiffre dans la lettre du
texte la profondeur stratifiée des sens fìgurés,
méthode qui est au fondement du magistère
méme de l’Eglise catholique, repose principa-
lement sur une faculté, celle par laquelle on
peut ‘amener à l’unité ce qui est séparé et di-
vers’, celle qui prèside à tout construction fi
gurale et àson interprétation, à savoir
\'inge
nium»
(p. 24). Il discorso tematico sull’inge
gno viene ripercorso da Luglio anche in una
breve e originale nota conclusiva al volume,
In
rhetorica veritas. Note sur la ’digression’ conte-
nue dans le ‘Vici vindiciae’
(pp. 101-109), do
ve l’invettiva viene letta alla luce del suo in
terno rapporto con il genere retorico. E «il ne
reste pas moins que cette colère était à la me-
sure de l’enjeu. Car la culture de 1’
ingenium
est au fond l’
antiquissima italorum sapientia.
Que soudain, au-delà des Alpes, elle fut re-
gardée avec morgue comme un symptòme de
folic nous en dit long, aujourd’hui encore, sur
le pouvoir écrasant de la
praxis
à chaque fois
qu’elle rencontre la
poiesis
sur le terrain d’u
ne prétendue vérité» (p. 109).
[M. S.]
89.
Vico, la Science du monde civile et le
sublime. Autourde la traductionsde ‘La Scien
ce nuovelle’parAlain Pons,
a cura di A. Pons
e B. Saint Girons, Nanterre, Université Paris
X, 2004, pp. 159.
Il
bel volume ruota, come recita il sottoti
tolo, intorno all’importante traduzione fran
cese della
Scienza nuova
1744 condotta da
Alain Pons c alla discussione che ha favorito e
promosso in ambito francese ed europeo in
genere. Il lavoro si compone di tre parti ben
differenziate, la prima dedicata appunto alla
novità editoriale francese, la seconda a una let
tura dell’opera vichiana dal punto di vista di
«scienza, poetica e filosofia» con uno sguardo
particolare al tema dell’«educazione» e al suo
rapporto con la «civilizzazione», mentre la
terza infine presenta la traduzione francese del
De mente eroica
secondo la versione di Geor
ges Navet pubblicata nel 1988. Andrea Batti
stini, nel primo saggio,
Vicosur la terre deDe
scartes: la traduction de ‘La Science nouvelle
par Alain Pons, doyen des vichiens de France
(pp. 15-27), analizza come «l’enterprise de
Pons est de celles que le mème Vico appelle
rai ‘heroiques’, à cause des évidentes diffi-
cultés qu’il a dù vaincre» (p. 15). E alcune di
queste evidenti difficoltà terminologiche e
concettuali vengono dall’A. affrontate e criti
camente discusse. Problemi specifici relativi
alla traduzione vengono proposti anche da
Paolo Cristofolini
(Lefranqaisselon Vicoet Vi
co enjranqais,
pp. 29-36), nella consapevolez
za che «traduire en fran$ais ce genre d’italien
philosophique et poétique à la fois signifie, et
c’est le grand mérite d’Alain Pons, n’ètre pas
dupe des ruses du mimétisme, mais accepter,
en quelque fa?on, les règles du jeu» (p. 35).