AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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Emilio Mattioli chiude la prima sezione (
Vico,
la traduction et le sublime,
pp. 37-48) affron
tando il problema della traduzione di un og
getto poetico: «la position de Vico est antici
patrice et, pour ainsi dire, riche en dévelop-
pements futurs. Traduire la poesie comme su
blime comporte en effet une nouveauté dans
la théorie de la traduction car le sublime com
porte une idée nouvelle du langage comme
langage en mouvement» (p. 38). Ad aprire la
seconda parte del denso volume, lo stesso
Alain Pons, che si sofferma su un’interpreta
zione de
Lefrontispiee de ‘La Science nouvel
le’ comme 'Idée de l’ceuvre’»
(pp. 51-66): de
scrizione dettagliata ed erudita della «Dipin
tura» vichiana, con non pochi accenni anche
alla più specifica dimensione della traduzione.
«La langue francaise ne permei pas de rendre
la distinction capitale entre
mente (mens
en la
tin) et
animo (animus
en latin). La
mente
est
quelque chose de divin, puisque Dieu lui-mè-
me est
Mentepura,
Esprit pur, source de tou-
te intelligibilité» (p. 55). Del pensiero di Vico
attraverso la categoria della «metafisica», an
che nel confronto con la teoria cartesiana e
spinoziana, si occupa il saggio di André Tosel,
La science nouvelle de Vicoface à la mathesis
universalis
(pp. 67-87). La centralità della sag
gezza poetica nella proposta della nuova
scienza «ne prèche aucun retour au passé et
au mythe. Il lance un appel à l’humanité et à
la philosophie réduit elle-mème au rang de
métaphysique civile et sémiotique, liée à l’hi-
stoire idéale éternelle. Cet appel est celui d’un
memento
» (p. 87). L’ultimo intervento, di Bai-
dine Saint Girons, è centrato su
Du rólefon-
dateur du sublime dans la genèse de l’homme
et du monde civil
(pp. 89-127): «le sublime se
donne comme l’étincelle subite de la pensée
dont il faut s’efforcer de saisir le jaillissement
au sein des événements, des images et des ha-
bitudes, bref à travers toutes sortes de signi-
fìants qui sont, d’après Vico, d’origine d’a-
bord visuelle» (p. 91). La valenza costruttiva
e pedagogica della categoria del sublime ren
de sensata l’appendice al volume, costituita
dal discorso universitario del 1732, accompa
gnato dalla presentazione che nel 1988 ne fe
ce Navet alla pubblicazione francese.
[M. S.]
90.
V
iti
C
avaliere
Renata,
Aspetti vi
chiani dell’opera di Ragghianti,
in «Il Can
nocchiale» LXVI (2003) 17, pp. 13-14.
91.
VITIELLO
Vincenzo,
Certum pars ve
ri? La «Scienza nuova» tra mathesis univer
salis e lingua eroica,
in
Eroi ed età eroiche at
torno a Vico. Atti del Convegno internazio
nale di Studi (Fisciano-Vatolla-Raito, 24-27
maggio 1999),
a cura di E. Nuzzo, Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura, 2004, pp.
353-364.
Intento del saggio è mostrare entro qua
le misura la tensione irrisolta tra
mathesis
universalis
e lingua eroica sia probabilmente
uno dei più alti insegnamenti lasciatici da Vi
co, oltre che testimonianza della profondità
e della potenza del suo pensiero.
Per quanto riguarda la
mathesis univer
salis,
Vitiello, dopo aver ricordato la defini
zione del ‘vero’ e del ‘certo’ che Vico pone
nel
De uno,
rileva che «la conformità della
mente all’ordine sta [...] ad indicare il
rap
porto necessario
che sussiste tra ordine e crea
zione, e quindi tra ordine e conoscenza» (p.
354). Da ciò - prosegue l’A. - consegue che
tale determinazione del ‘vero’ è primaria
mente onto-logica e solo secondariamente
gnoseologica, mentre il ‘certo’ -
«coscientia
dubitandi secura»
- riguarda esclusivamente
l’apprensione soggettiva, e dunque l’ambito
problematico gnoseologico. Pertanto, le sfe
re cui risultano appartenere ‘vero’ e ‘certo’
possono sembrare solo in prima istanza di
verse tra loro, in quanto intendimento di Vi
co - si legge nella
Vita -
è individuare il prin
cipio che unisce il sapere umano e quello di
vino: «a tal fine era necessario comprendere
anche il ‘certo’ nel ‘vero’. Ora, appartenen
do il certo alla
coscienza,
al
conscire
che è una
modalità dello
'scire’ -
e cioè del
'verum no
scere'
in quanto
'cumalio verum noscere' -
bi
sogna concludere che il certo, se non è il ve
ro, e però
'pars veri"» (ivi).
Così posto - so
stiene l’A. - il problema postulato dal filo
sofo napoletano nella
Scienza nuova
risulta
essere quello di intendere ed esprimere il ‘ve
ro’ tanto come ‘tutto’, quanto come ‘parte’,
considerando però sempre che la
mathesis
,