II. TIMONE
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della rivolta con una singolare figura marittima propagatrice dell’uma­
nità: famoli ammutinati, neanche plebe (o anche plebe, ma solo dopo le
conseguenti contese). Se così è, è probabile che il lettore che si cimenta
nella lettura dell’opera si domandi, per esempio: questi famoli domina­
vano l’arte della navigazione e, in seguito alla loro prima contesa nella si­
tuazione di proto-schiavi, sono popoli già «dalla religione umanati»?
Quale ‘umanità’ propagheranno? E forse crederà di trovare le risposte
nel testo. Eppure, se il lettore contempla la «Dipintura» e legge la sua
«Spiegazione» dopo aver letto l’opera, per meglio ricordarla, quando ar­
riverà al timone è probabile che incontri qualche difficoltà nel localizza­
re nella
Scienza nuova
del 1744 la trattazione specifica di tale propaga­
zione marittima del genere umano e del processo di umanizzazione dei
suoi protagonisti che deve ricordare, e ciò non per mancanza di memo­
ria. Si tratta di una perplessità della quale ho fatto esperienza e l’intento
di spiegare la quale sta all’origine del presente scritto.
L’ingresso dei bestioni deboli e l’apparizione dei famoli, non occorre
sottolinearlo, sono decisivi. Senza di essi, la società del matrimonio, quel­
la dei Polifemi occupati soltanto delle loro faccende5, è un punto d ’arri­
vo attraverso i tre princìpi fondanti che può solo ripetersi. Accettati al­
l’inizio praticamente come animali domestici destinati al lavoro6, incor­
porati nelle terre coltivate e nel processo d’umanizzazione non per pau­
ra di un finto dio, bensì per paura di altri bestioni e per avere salva la vi­
ta, con loro avrà inizio la società ‘propriamente detta’, la società dell’«uti-
lità». Come cosa «degna di riflessione», Vico qualifica la differenza di
origine tra la nuova forma sociale e la precedente - quella del ‘matrimo­
nio’ o delT‘amicizia’ - con le conseguenze che ciò comporta7. Con i fa-
moli ha inizio la politica, senza di essi non vi sarebbe stata città8. A dif­
ferenza dei «già venuti all’umanità» (gli abitanti dei
luci),
l’ingresso dei
famoli nell’umanità - che prende le mosse dalla disuguaglianza radicale
del loro rapporto iniziale con i padri che non li riconoscono come ‘altro’
- sarà frutto delle loro lotte per il riconoscimento. Tali lotte avranno l’e­
sito di spaccare l’età divina per dare vita all’età eroica e, ottenuta l’u­
guaglianza, all’età umana. Alla fine sarà la plebe che «brama sottrarsi al-
5
lbid.,
§ 576.
6 A ciò si riferisce la descrizione della loro entrata nei
luci
come di fiere che cercano ri­
paro dal freddo in luoghi abitati
(ibid.,
§ 553), il fatto che i padri fossero pastori di famoli pri­
ma di essere pastori di animali
(ibid.,
SS 557,607,1058) e che la loro riproduzione fosse con­
trollata per produrre le nascite in primavera
(ibid.,
S 994).
7
lbid.,
SS
554-555.
8 «Però noi da questa parte de’ famoli, eh’è propia della dottrina iconomica, incomince­
remo qui della politica a ragionare»
(ibid.,
S
552, ma cfr. pure
SS
25,264).
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