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JOSEP MARTINEZ BISBAI.
il quale Vico stabilisce nella «Tavola cronologica» un ordine delle nazio
ni per antichità secondo la loro vicinanza al punto originario d ’Oriente:
ebrei, caldei, sciti, fenici, egizi, greci e romani. Proprio a causa della loro
condizione spiccatamente mediterranea i caldei - vale a dire gli abitanti
dell’Assiria - non hanno alla fine della loro età divina la navigazione né,
dunque, possono trovare nelle colonie ultramarine una via d’uscita alle
loro contese eroiche (il che non esclude che ribelli fuggiaschi fondassero
colonie mediterranee indipendenti nei vasti territori disponibili).
La comparsa della navigazione alla fine dell’età divina, l’età creatrice
per eccellenza, ha una prima ragione d ’essere nel particolare luogo in cui
compare Giove: le cime delle montagne. Da ciò deriva che il processo di
espansione dell’umanità gentile vada, come stabilisce una degnità, dai
monti attraverso le pianure e arrivi alla fine, «dopo lunga età», al mare13.
Per i greci, l’approdo al mare e la navigazione avvengono alla fine della
loro età degli dèi, novecento anni dopo il primo fulmine, e Nettuno è
pertanto l’ultimo dei dodici dèi maggiori e rappresenta dunque l’epoca
in cui il mare appare nel mondo greco14. Anche se da poco introdotta, la
navigazione caratterizzerà particolarmente l’età eroica greca, il cui inizio
Vico pone nella pirateria cretese e nella spedizione di Giasone, e che fa
terminare alla fine dell’errare marittimo degli eroi dopo Troia15. Questa
posizione della navigazione come cerniera fra le due età greche era sta
ta convincentemente espressa nella
Scienza nuova
del 1725: «Come l’età
degli dèi finisce con Nettuno, così l’età degli eroi comincia coi corseggi
di Minosse»16. Ma i primi naviganti del mondo non furono i greci, ben
sì i fenici la cui fama nel commercio marittimo precede i tempi eroici dei
greci17. Occorre, però, sottolineare che i fenici impiegarono più di mille
anni per arrivare al mare dopo il diluvio e che Tiro fu fondata prima al
l’interno e poi fu portata sulla costa del mare fenicio18.
Vi è un’altra ragione, filosofica a detta di Vico, per cui le arti navali e
nautiche sono le ultime scoperte delle nazioni ed è «perché vi bisognò
fior d ’ingegno per ritruovarle»19. Sono arti di difficilissima invenzione e
13
Sn44,
§ 295.
14 Oltre all’origine sulle cime delle montagne, altre cause del ritardo nell’arrivo al mare
sono la mancanza d ’acqua nelle coste e la paura dei corsari
(Sn44,
SS
736, 634). Cfr. anche
ibid.,
S
724. In
Sn25,
§ 236 Vico afferma che era «sparsa per tutte le antiche nazioni una su
perstizione di non abitare sui lidi del mare».
15
Sn44,
SS 634,736.
16
Sn25,
S 446.
17
Sn44,
SS 63, 302-303, 305,736.
18
lbid.,
S§ 297,736.
19
lbid
., S 634.