IL TIMONE
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da ciò deriva il prestigio dell’ingegno di Dedalo, fondatore dell’arte na­
vale cretese e del sapere sulla navigazione attraverso il labirinto delle iso­
le dell’Egeo. Fu proprio dominando quest’arte e questo sapere che Mi­
nosse esercitò la pirateria20, provocando così il terrore di abitare le co­
ste. Ma dell’invenzione della nautica precedente ai greci, del primo in­
gegno creatore nulla ci dice la
Scienza nuova
del 1744, all’infuori del pri­
mato dei fenici nella navigazione. Nondimeno nel
De constantia iuri-
sprudentis,
dove Vico ipotizza una primitiva religione della contempla­
zione del mare derivata dal timore che suscitava il ricordo dell’ancora re­
cente diluvio, l’invenzione della nautica
è
dovuta all’ingegno degli egizi
per far fronte alle inondazioni del Nilo, e da loro la impareranno i feni­
ci21. In ogni caso, bisogna concludere che l’arte adoperata dai fuggitivi
è
un’arte difficile e che essi la dovevano conoscere, almeno in maniera ru­
dimentale. Non si tratta, dunque, del vagabondare bestiale terrestre dei
discendenti di Cam e Giafet che fuggivano dalle fiere, cercavano cibo e
perseguitavano le donne.
Ma ciò che ci interessa, partendo dall’arte della navigazione,
è
l’ori­
gine della trasmigrazione per mare dei popoli, le colonie marittime e i lo­
ro protagonisti. La loro prima apparizione
è
all’interno della tavola cro­
nologica e nelle sue annotazioni dove troviamo - semplicemente enun­
ciati e nella collocazione che viene loro assegnata negli «anni del mon­
do» - Cecrope egizio che porta dodici colonie nell’Attica, da cui poi Te­
seo «compose» Atene, Cadmo fenicio che fonda Tebe in Beozia, Danao
egizio che espelle gli Inachidi dal regno di Argo, Pelope frigio che regna
nel Peloponneso e Didone che, vinta in una contesa eroica, fugge da Ti­
ro e fonda Cartagine con una «moltitudine d ’uomini [...] deboli e vin­
ti»22. Le colonie greche in Asia, Sicilia e Italia sono collocate cento anni
dopo la guerra di Troia e vi
è
un’allusione alle tradizioni sui fenici, egizi
e frigi che avevano portato colonie tra i greci in un tempo di molto pre­
cedente a quello di Omero23. All’infuori del caso di Didone, nulla ci vie­
ne detto del motivo della fondazione, così come i fondatori delle colo­
nie non sono definiti se non come caratteri poetici al fine di rispondere
alla necessità centrale di spiegare le assurdità delle cronologie rivali.
Nel libro primo, Vico stabilisce il principio della trasmigrazione dei
popoli con una degnità dove si afferma che gli uomini non abbandona­
20 Ibid., $
635.
21 G . V ico,
De constantia iurisprudentis
, in Id.,
Opere giuridiche,
a cura di P. Cristofolini,
Firenze, 1974, pp. 505, 507; d ’ora in poi
De const.
22
Sn44,
§§71-72,74,78.
1...,59,60,61,62,63,64,65,66,67,68 70,71,72,73,74,75,76,77,78,79,...305