PER EUGENIO GARIN
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ro che mi è rimasto di tutto il tempo che è il mio. Per questo la Sua malattia mi
turba profondamente [...].
Grazie della Sua gentilezza e gradisca ogni augurio di Maria emio. E mi cre
da il Suo
Eugenio Garin
L’8 aprile del 1981, dopo la già ricordata commemorazione napole
tana, tenuta insieme a me, Garin mi scrisse così:
8 aprile 81
Carissimo Tessitore,
voglio dirti grazie di cuore per la tua squisita gentilezza. Volevo anche dirti
subito quanto mi fossero piaciute le tue parole; ma ero molto commosso e tur
bato. Come ti sarai accorto, non ho un temperamento felice e non riesco, spes
so, a vincere una serie di ostacoli interni: ma Pietro era stato, anche se forse non
si vedeva, una delle persone a me più care - e ho sofferto molto. E la tua ami
cizia per lui mi ha sempre toccato profondamente.
Ti manderò quanto prima il mio testo. Tu, magari attraverso Torrini, fammi
avere il tuo per il «Giornale Critico».
Ricordami alla gentilissima Signora. Maria vi saluta entrambi affettuosa
mente.
E credimi il Tuo
Eugenio Garin
Infine riferisco due altri documenti, tratti dal lungo carteggio intrat
tenuto col Garin. Il 15 febbraio 1991, in occasione della stampa del vo
lume La filosofia nuova di Vico, in cui avevo raccolto la più parte degli
scritti vichiani di Piovani, Garin mi scrisse:
Firenze, 15-12-91
Carissimo,
va bene. Ti farò avere fra qualche giorno le 60-70 righe ‘vicinane’. Degli stu
di vichiani di Piovani vorrei parlare, magari brevemente, sul «Giornale Criti
co». Li ricordavo bene, ma li ho riletti non senza emozione, e profondo rim
pianto. Mi è sembrato di tornare a discorrere ancora una volta con lui, ma del
resto mi capita spesso, quando m’avviene di tornare su certe pagine o su certe
questioni. Quanto mi è sempre presente! Va da sé che sono con voi, se si orga
nizza una presentazione a Firenze.
E cari saluti
dal tuo Garin
Poco prima, il 25 gennaio dello stesso anno, mi aveva già scritto a pro
posito dell’anastatica da me curata, con Manuela Sanna, della Scienza