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JOSEP MARTlNEZ
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Da questo inizio e a causa della fuga dal maltrattamento «fino all’ani
ma», stabilisce la sequenza di colonie di egizi, fenici e frigi giunte in Gre
cia. Più tardi, dalla Grecia, nell’età degli eroi i greci orientali arrivano
nella Ionia, in Asia minore, e poco tempo dopo i greci occidentali fon
dano colonie nella Sicilia e nell’Italia orientale.
Per ottenere la verosimiglianza che pretende, Vico fornisce una pro
va del fatto che le colonie furono fondate da popoli in fuga: la sterilità
dell’Attica che, secondo Strabone, non invitava gli stranieri ad abitarla,
prova che «gli egizi vi fossero stati portati da necessità di salvarsi». Nean
che - aggiunge Vico - la Magna Grecia e l’oriente della Sicilia sono buo
ne terre, per cui i porti di Atene, Siracusa e Brindisi, posti in siti che non
sembrano essere stati scelti, «dimostrano che queste colonie vi furono
dalla fortuna col vento portate». I fondatori delle colonie ultramarine so
no, dunque, senza dubbio, fuggitivi, disperati, «capi di picciole brigate,
con pochi battelli, senza forza d ’armi» che abitano un mare sconosciuto
e che arrivano là dove li porta il vento. E tale origine delle colonie è riaf
fermata alla fine dell’opera quando l’autore stabilisce che tanto i fonda
tori orientali delle prime colonie della Grecia, quanto i greci che ne fon
darono di loro in Sicilia e in Italia, lo fecero «non per vaghezza di sco
prire nuove terre e per gloria di propagarsi l’umanità, ma, premuti ne’
loro paesi in turbolenze eroiche, per ritrovare salute e scampo»35.
Se il primo fermarsi dei giganti vagabondi terrestri accade dove per
caso si trovano quando in cielo nuovamente appaiono lampi e tuoni, le
prime colonie ultramarine del divagare marittimo si stabiliscono sulle
coste dove la fortuna del vento porta i fuggitivi che cercano «salute e
scampo». La fortuna del vento può portarli verso terre già occupate, ma
non è quello il caso generale che è qui rappresentato dai tre grandi por
ti. Non è neanche il caso delle prime migrazioni orientali che giungono
in Grecia quando le coste non erano state ancora occupate; tale arrivo
è da Vico descritto più oltre, quando intraprende il racconto dell’età
eroica dei greci e pone l’enfasi sullo scarto culturale tra gli uni e gli al
tri: durante la loro età degli dèi i greci vanno «tratto a tratto formando
i caratteri de’ loro eroi politici natii dentro terra», e nello stesso tempo
arrivano «eroi politici stranieri da le marine», perché già in quel tempo
«le turbolenze eroiche di Egitto, di Fenizia, di Frigia [...] spingono le lo
ro nazioni con Cecrope, Cadmo, Danao, Pelope nelle marine» greche,
e alcuni come Cecrope rimangono nella riviera, altri come Cadmo si in
sediano nelle terre infelici e vuote della Beozia36. Il prevedibile incontro
35
lbid.,
§ 492.
36
Ibid.,
§ 444.