IL TIMONE
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tra coloro che nel loro processo di umanizzazione discendono proprio
dalle cime verso il mare e coloro che si sono installati dapprima sulle co­
ste e che provengono da nazioni più evolute,
è
implicito e sembra ine­
vitabile. Vi
è
una peculiare segnalazione di ciò nella redazione del 1725
della
Scienza nuova
e qui intendo sottolinearla. La Venere plebea nata
dal mare, dea dei matrimoni naturali,
è
descritta nella prima stesura del­
la
Scienza nuova
come il «carattere delle donne plebee oltremarine, che
- precisa Vico - venute da più colte nazioni, sembravano più leggiadre
e gaie di esse eroine greche»37. La precisione del più alto grado di cul­
tura delle loro nazioni di origine e della loro condizione più elegante e
gentile, più allegra e vivace rispetto alle donne greche, non compare nel­
la
Scienza nuova
del 1744 e, con tale perdita, si sopprime il riferimento
alle donne emigrate in Grecia e alla loro superiorità culturale rispetto ai
greci, e anche alla possibile influenza nel processo di umanizzazione del­
le une sugli altri.
Nondimeno, in tal senso occorre ricordare che se
è
vero che cessare
di considerare lo straniero come un nemico
è
segno di umanità e di al­
lontanamento dalla barbarie, l’inizio del matrimonio degli eroi greci con
donne straniere e l’accettazione dei loro figli «bastardi» nelle successio­
ni dimostra, secondo Vico, l’inizio della libertà popolare58. Analoga­
mente, non appare nella
Scienza nuova
del 1744 il riconoscimento del
più alto grado di cultura degli emigrati e la loro influenza nel processo
di umanizzazione che in modo così evidente
è
incarnata nel
De constan­
tia
quando Vico interpreta la figura di Venere e spiega la nascita della
dea dalla schiuma del mare, perché fu nelle città marittime che l’uma­
nità cominciò a coltivarsi con un più alto grado di maturità, dato che era­
no colonie di egizi e fenici39.
Per ultimo, nell’età degli eroi della Grecia, ossia, nella storia propria
dei greci, la
Scienza nuova
del 1725 evidenzia l’errare marittimo degli eroi
dopo Troia - Vico fa i nomi di Menelao, Diomede, Antenore, Enea e
Ulisse - che porta alcuni di loro a rimanere in terre straniere e altri alle
loro patrie, «che devono essere - spiega Vico - fughe dintorno agli au­
spici o le loro dipendenze»40. Dunque soltanto gli eroi greci, e qui le cau­
se delle contese sono più generiche del
diritto del nodo
egizio. Bisogna
probabilmente richiamare il capoverso 660 della
Scienza nuova
del 1744
37
Ibid.,
§ 434.
™Sn44,
§§637,659,802.
39
De const.,
p. 623. In
Sn25,
§ 401, gli ateniesi diventano presto filosofi perché la sterilità
del territorio li aveva fatti ingegnosi «e la pianta della città sul mare li aveva fatti più umani».
40
Sn25,
§451.
1...,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74 76,77,78,79,80,81,82,83,84,85,...305