NOTE SU UN ESEMPLARE POSTILLATO DELLA SCIENZA NUOVA 1730
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scrive e corregge per provare la sua ‘filosofia’, per fissare parole e idee
della sua riflessione anche in relazione ai sempre nuovi lettori. La qua
lità e la tecnica degli interventi di modifica e integrazione al testo ren
dono sempre più convincente l’immagine di un filosofo preoccupato di
correggere gli errori più vistosi o di personalizzare - dal punto di vista
della forma e del contenuto - copie destinate ai suoi interlocutori. È cer
to un discorso da fare a parte ma significativo quello degli interventi au
tografi presenti negli splendidi esemplari donati a Celestino Galiani (Bi
blioteca della «Fondazione B. Croce» a Napoli, segnatura XCII A 18) o
ai fratelli Daniele e Niccolò Concina (Biblioteca Nazionale «Marciana»
di Venezia, segnatura 65 C 202): basti solo riferire che nell’esemplare of
ferto al Galiani si eliminano i riferimenti polemici a Spinoza e a Locke,
contenuti nell’«Idea dell’Opera»5, ma poco sintonizzabili su quel clima
politico più disteso anche nei rapporti tra Papato e Impero. E il perio
do che coincide con l’arrivo a Napoli del viceré d ’Harrac nel 1728 e con
la presenza proprio del Galiani, dal 1731, in qualità di Cappellano Mag
giore e responsabile del governo della vita universitaria. Dal punto di vi
sta storico-culturale non è più in gioco una «crisi di coscienza», per pa
rafrasare la fortunata formula storiografica adottata, com’è noto, da Paul
Hazard per il trentennio 1685-1715. Negli anni difficili della transizione
dal dominio spagnolo a quello austriaco la
Scienza nuova
del 1730 si col
loca in una congiuntura filosofica segnata dall’ampliamento del già col
laudato dibattito sul cartesianesimo che rende definitiva la distinzione
fra fisica e metafisica6.
Nel postillato l’edizione a stampa perde i caratteri di perfezione e a
imporsi, nello studio ecdotico, sono le ricerche sull’interferenza dei di
5
SnH59,
p. 87.
6 Cfr. G .
G
alasso
,
La filosofia in soccorso de’ governi. La cultura napoletana del Settecen
to,
Napoli, 1989, pp. 304-305. Qui Galasso commenta, condividendole, le note tesi di R.
A
je l
-
LO
(Cartesianismo e cultura oltremontana al tempo deli«Istoria civile»,
in
Pietro Giannone e il
suo tempo.
Atti del Convegno di studi sul tricentenario della nascita, a cura di R. Ajello, voi.
I, Napoli, 1980, pp. 157 sgg.) sulla «svolta degli anni Trenta», coincidente con la rottura del
lo schieramento cartesiano e la formazione di un gruppo di più giovani studiosi, estranei agli
interessi neometafisici di Vico e Doria, perché propensi ad accettare il «pensiero cartesiano
come una tappa per proceder oltre, lungo il cammino della scienza oltremontana»
(ivi).
Tut
tavia, resta aperta, anche in queste pagine, la questione Vico e, in particolare, il problema del
la sua collocazione, irriducibile a un «prodotto estemporaneo e più o meno gratuito di quel
la Napoli, di quel tempo e di quella cultura» (GALASSO,
op. cit.,
p. 311). Lo stesso Ajello, del
resto, osserva che «l’importanza e novità della teoresi vichiana non ha bisogno di esser posta
in luce per contrasto, rendendo oscuro lo sfondo», né «il riconoscimento della genialità di Vi
co [...] si giova di accorgimenti agiografici che, cedendo alla suggestione dell’eroe isolato, del
superuomo incompreso, riproducono i motivi più deboli dell’interpretazione idealistico-ro-
mantica» (AjELLO,
op. cit.,
p. 110).