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FABRIZIO LOMONACO
versi strati di composizione. Il testo autografo, quasi tolto dalle mani del
l’autore, offre il contributo di una specifica fase di elaborazione di un
pensiero in un’opera non definitiva7. Il che, nel caso di Vico, misura la
distanza da tutti i precedenti interventi e, in particolare, da quelli di Fau
sto Nicolini, l’infaticabile editore di inizio Novecento, benemerito per
aver illuminato, alla luce degli individuati materiali manoscritti e postil
lati, il processo di formazione della
Scienza nuova,
ma ansioso di finaliz
zarlo al passaggio ascendente e sempre migliorativo dalla prima (1725)
all’ultima edizione (1744), cui, non senza incertezze, riferisce l’indica
zione numerica di
«Scienza Nuova Seconda».
A suo modo già Giovanni
Gentile, in una recensione sul «Giornale Storico della Letteratura Ita
liana» del 1917, aveva stigmatizzato come «un atto certamente arbitra
rio» quello di incorporare nel testo le
Correzioni
terze, motivandolo al
la luce del «carattere di questa edizione» (quella nicoliniana), «che non
è soltanto un’edizione, ma una storia illustrativa di tutto il testo vicina
no; poiché certo non lo crederei più giustificato in un’edizione che, pur
fornendo notizia delle varianti [...], ci mettesse innanzi in forma criti
camente corretta quella che per l’autore fu, comunque, la forma defini
tiva del suo pensiero»8.
Alla revisione di tale impostazione ha certo contribuito la più ag
giornata critica dell’interpretazione neoidealistica di Vico, sottesa alle
proposte della ‘filologia’ nicoliniana. La stessa ricerca analitica delle fon
ti del filosofo napoletano, quale via d’accesso a una sua vera e propria
storicizzazione, si è tradotta, in sede ecdotica, nell’esigenza, ormai ine
ludibile, di comprendere l’intenzionalità teorica del filosofo alla luce del
complesso divenire delle sue opere. Gli esemplari postillati - identifica
ti da Nicolini con due delle «varie redazioni» dell’opera9 - sono diven
tati oggetto di specifico e spinoso lavoro ecdotico. Rappresentano, cioè,
non una stesura provvisoria e insignificante rispetto alla definitiva, piut
tosto una storia a sé stante, una fase di riflessione autonoma, irriducibi
le nell’apparato della «vera»
Scienza nuova seconda
(1744). Tutte le «cor
7
Cfr.
P.
CRISTOFOLINI,
Ecdotica di edizioni mancate. Il caso della ‘Scienza nuova’,
in «An
nali della Scuola Normale Superiore di Pisa» IV (1998) 1, pp. 181-182. Sul tema sia consen
tito rinviare anche al mio
Scienza Nuova, laboratorio in progress,
in «Il Mattino» CX II (10-11-
2003) 308, p. 15; una versione più ampia di questo intervento si legge ora nella traduzione in
glese del mio contributo,
The 'SecondNewScience’ (1730)from anAnnotatedNeapolitan Copy,
in «New Vico Studies» XX II (2005), pp. 23-32.
8 G . GENTILE,
recensione a G .
VICO,
La Scienza Nuova seconda, giusta l’edizione del 1744
con le varianti dell'edizione del 1730 e di due redazioni intermedie inedite e corredata di note
storiche,
a cura di F. Nicolini (Roma-Bari, 1911-1916), in «Giornale Storico della Letteratura
Italiana» LX IX (1917) 206-207, p. 360.
9 G .
VICO,
La Scienza Nuova seconda, giusta l’edizione del 1744 ...,
cit., p. X L I note e sgg.