NOTE SU UN ESEMPLARE POSTILLATO DELLA SCIENZA NUOVA 1730
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rezioni» e le «aggiunte» di Nicolini al contenuto, al lessico, alla grafia e
alla punteggiatura del testo, spesso attribuite ingenerosamente all’«oscu-
rità» o alla patologica confusione di Vico, alla sua presunta ‘romantica’
insoddisfazione, sono state storicamente discusse nelle loro specifiche
caratteristiche e in funzione dell’esigenza, non solo tecnica, di un più im
mediato contatto con la voce autentica del classico esaminato in sé e per
sé. In fondo, si tratta di una nuova strategia critico-filologica, interessa
ta a mostrare l’evoluzione interna dell’opera, a raccogliere, riordinan
doli, tutti i ‘materiali d ’autore’ nei differenti momenti del loro autono
mo divenire. Sulla base di sollecitazioni critiche più esperte di quelle for
mulate nei primi anni Settanta, la riproduzione anastatica si rivela do
cumento prezioso, unico nel suo genere, del travaglio dell’autore e con
sente al lettore di seguire pagina dopo pagina il lavoro di revisione e di
integrazione del testo con tutte le caratteristiche grafico-linguistiche del
suo
usus scribendi.
2.
Nel 1730 la
Scienza nuova
intende proporsi come documento di un
pensiero in divenire che non rinuncia, però, a mostrare il carattere di di
scontinuità nell’impegno teorico dell’autore. Se per la sua scarsa codifi
cazione la postilla garantisce una maggiore libertà di intervento rispetto
alle regole ‘retoriche’, essa comporta, però, una certa difficoltà di frui
zione per il lettore che non sappia metterla in relazione al
corpus
degli
scritti di Vico e alla realtà storico-politica del suo tempo. In essa le vit
torie non insignificanti dell’anticurialismo si traducono in un bisogno di
radicale rinnovamento, per conferire dignità e identità nazionale alla
realtà napoletana, riducendo a «ragione» e a «vita civile» le convulse ri
vendicazioni della «plebe» in una storia plurisecolare di costumi e pri
vilegi, dominata da una nobiltà feudale, potente e indisciplinata, e da
un’influente presenza ecclesiastica. Per tutto ciò è forse già interessante
osservare - rispetto alla precedente edizione del 1725 - la prima varian
te inclusa nel frontespizio: quella contenente, com’è noto, il riferimento
alla «natura delle nazioni» che, nel testo del 1730, conosce l’introduzio
ne dell’aggettivo «comune», quasi a rafforzare la dimensione antisoli
psistica del pensiero di Vico per la sua costitutiva ‘politicità’ e opposi
zione a ogni modello tradizionale di filosofia «monastica». Direttamen
te incidenti sul contenuto dell’opera e sulla generale architettura tema
tica risultano i testi e le sezioni introdotti per la prima volta: la «Dipin
tura» allegorica e la sua «Spiegazione», la «Tavola cronologica», i 109
Assiomi
o
Degnità
e la conclusiva «Tavola d ’ìndici», soppressa nell’edi
zione del 1744, quest’ultima priva di quegli
«avvisi»,
presenti, invece,
nella stampa del 1730 e nel postillato qui in esame (nella parte finale