92
PABRTZIO LOMONACO
venuto o sia ritornato su un esemplare a stampa (per noi il postillato H
59), già corretto e annotato prima delle
Correzioni terze.
4.
Alla storia di Roma e, in particolare, alla sua giurisprudenza si ri
feriscono, nel postillato XIII H 59, due correzioni autografe, introdotte
nel margine laterale della pagina con relativo richiamo al rigo corri
spondente, mentre in tutti gli esemplari a stampa sono riproposte diret
tamente nel corpo del testo. E sono interventi correttivi, interni al libro
I, di non poco conto, perché relativi al complesso studio di Vico sull’e
voluzione dell’antico diritto romano dopo il passaggio da Servio Tullio
alle XII Tavole, documenti di un originalissimo impegno teorico-storio-
grafico a ricreare la vicenda feudale, trasferendola nelle origini della sto
ria umana. La prima variante trasforma l’anno di Roma «3666» in
«CCCXV I» con riferimento all’origine della legge
Publilia
sui plebisciti
e sulla loro equiparazione alle
leges,
al punto che con essa «si dichiarò la
Repubblica Romana mutata di stato,
e da
aristocratica
in
popolare».
Per
ciò, poco esemplificativa diventa l’esperienza storica di Siila, ricordata
in un brano che risulta cancellato: « [ ...] E ’l
Dittatore
si eleggeva dal
Se
nato:
per le quali ragioni essendo messa su
di nuovo
cotal
contesa
din
torno alla forma dello stato popolare, per rassettarla, se ne criò
Ortensio
Dittatore,
che confermò la legge
Publilia
[.. .]»24. Il secondo interevento
correttivo si riferisce all’anno di Roma «3669», trasformato in
«CCCCX IX », e alla
Poetelia Papiria
che «contiene un altro
massimopun
to
di Romane cose; poiché con quella si
rilasciò
al popolo la
ragion feu
dale
d ’esser’i
plebei vassalli ligj
di
ciascun nobile
per cagion
di debiti
» 25.
Centrale è, quindi, 1’
exemplum
di Roma, il valore di verità storica del suo
ordinamento giuridico che riproduce la forma classica del rapporto feu
dale e la sua
eternità
alla luce della resistenza nobiliare alle richieste di
«equità naturale»26. Quest’ultima segna la riflessione su «Tre spezie di
ragioni» e l’esame del corso delle nazioni con particolare attenzione al
la storia del Senato romano dei tempi
eroici
della libertà, delle pratiche
della ragion di Stato e dell’equità civile: « [ ...] Perchè gli
Eroi
natural
mente non conoscevano, eh
'Equità Civile,
come sopra si è detto: ma ora
24
lbid.,
p. 127.
25
lbid.,
p. 132.
26
De const.,
cap. XXXV, p. 704 e cap. XXXIV , pp. 696-697. «Soprattutto una cosa è de
gna di nota a proposito di queste gare: [...] la successione ordinata con cui nacquero le esi
genze della plebe. Dapprima l’esigenza di un diritto equo per non essere oppressi dalle in
giurie dei patrizi come schiava degeneri. Poi i connubi, per creare da forti uomini forti; infine
i comandi, per acquistar fama con le cariche. Da ultimo, i sacerdozi, per accedere agli dei co
me gli ottimi»
(ibid.,
p. 698).