NOTE SU UN ESEMPLARE POSTILLATO DELLA SCIENZA NUOVA 1730
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prio mutamento di prospettiva, lo stesso che in un altro luogo, a propo­
sito delle
Pruove Filosofiche per la Discoverta del Vero Omero,
impone di
cancellare un brano di rinvio all’edizione del 1725 sulle
favole,
«nel lo­
ro nascere [_]
narrazioni vere,
e
severe,
le quali per gli
sette fonti
nella
Scienza Nuova
dimostrati, si resero poi
incredibili, sconce, alterate, im-
propie-, oscure,
e
scandalose
» 59.
6.
Dalla fine degli anni Venti le ricerche vichiane si orientano, com’è
noto, alla
Discoverta del Vero Omero,
esito degli sviluppi di un pensiero
che dalle disperse
Annotazioni
alla
Scienza nuova
1725 giunge al nuovo
libro III dell’edizione 173040. In essa matura la distanza critica dall’O-
mero di Gravina e dal relativo modello di poesia primitiva che è stata
fondata su quel concetto di
sapienza riposta,
destinato a introdurre le te­
si
Della Ragion poetica
(1708)41. Dalle sue
forme,
coerenti con l’ordina­
tissimo razionalismo graviniano, si allontana la geniale teoria dell’«uni-
versale fantastico» di Vico, la sua stessa sensibilità intuitiva e chiaroscu­
rale per le credenze volgari, oggetto della
Scienza nuova,
in quanto scien­
za dell’umana
societas
e del suo divenire. Prima della
lex
c’è il diritto ra­
dicato nei
mores,
segno caratteristico dell’esperienza giuridica romana.
Il rifiuta del
mentalismo
matura nella progressiva insorgenza di una
sa­
pienza
e di una filosofia del
linguaggio
e delle
istituzioni,
esito dell’inno­
vativa integrazione di esigenza razionale e vita sociale42. Il diverso atteg­
giamento dettato dalle teorizzate prerogative della ragione è certo a fon-
i9 SnH59,
p. 367.
40 NeU’«occhio» della
SniO
si legge che essa è un «Trascelto dell’Annotazioni, e dell’O-
pera dintorno alla Natura comune delle Nazioni. In una maniera eminente ristretto, ed unito
e principalmente ordinato
alla Discoverta del Vero Omero» (
Sn}0
, p. 59).
41 G . GRAVINA,
Della Ragion poetica libri due
[1708], lib. 1,4, in
\v>.. Scritti critici e teori­
ci,
a cura di A. Quondam, Roma-Bari, 1973, pp. 204-205; d ’ora in poi
DRP:
«E quanto egli
[Omero] si è avvicinato al sensibile con le parole, tanto ha imitata la natura coi successi, tes­
sendoli a misura del vero e guidandoli secondo il corso delle contingenze umane, con figura­
re i fatti come appunto l’ordine delle cose vere suol portare; con la qual arte egli, mentre espri­
me il vero sul finto, sparge ancora i semi di quelle cognizioni che nelle menti sagge dalla di lui
lezione s’imprimono [...]; e perciò l’invenzione d ’Omero [...], fu lodata ed abbracciata da
Socrate, Platone, Aristotile e Zenone, e da tutti gli antichi saggi [...]».
42 Sul tema si vedano le note proposte critiche di N. BADALONI (cfr. in partic.
Prefazione
a A. Q
uondam
,
Filosofia della luce e luminosi nelle Egloghe del Gravina,
Napoli, 1970, pp. 9-
10), convinto che «la rilevazione delle conseguenze dell’insorgere della ragione in tutto il cam­
po dei rapporti umani sia una grande scoperta ed una vera e propria estensione del campo di
applicazione della ragione»
(ibid.,
p. 10). Sulla distanza di Vico da Gravina anche per i riferi­
menti ai temi del diritto e della storia sia consentito rinviare alla mia
Introduzione
a G . G
ra
­
vina
,
Originum iuris civilis libri tres
[Napoli, Mosca, 1713], 2 voli., rist. anast. a cura di E Lo-
monaco,
Presentazione
a cura di F. Tessitore, Napoli, 2004, voi. I, pp. I-LXIV.
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