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FABRIZIO LOMONACO
damento di due concezioni alternative dell’uomo e della storia. Se in Gra­
vina l’ideale di un
ordine
razionale, fondato su «un ’idea eterna di natu­
ra», resta fedele alla lezione calopresiana d’origine cartesiana, il filosofo
della
Scienza nuova
è deciso nel denunciare i limiti di quel nesso - con­
siderato erroneamente originario - tra ragione, poesia e filosofia che pre­
suppone l’adesione a un criterio di conoscenza fondato soltanto sull’i­
mitazione dei classici45. A essere coinvolto sembra proprio il filo con­
duttore dell’opera graviniana, quando in un brano dell’edizione 1730
(poi significativamente riproposto in quella del 1744), a proposito delle
Pruove Filosofiche per la Discoverta del Vero Omero
, si legge: «Che la
Ra­
gion Poetica,
come sta dimostro nella
Scienza Nuova,
determina, es-
ser
'impossibil cosa,
ch’alcuno sia e
Poeta,
e
Metafisico egualmente subli­
me
» 44. In questo brano l’esemplare postillato aggiunge alla citazione del­
l’opera l’indicazione «
Prima
» (assente nel testo del 1744), per conte­
stualizzare ancora una volta i riferimenti e, insieme, valorizzare la nuova
riflessione da mettere utilmente a confronto con una testimonianza coe­
va: il contenuto della lettera del 1734 di Tommaso Maria Alfani (teolo­
go a Napoli e fondatore delFAccademia degli Inquieti) che scrive a Vi­
co, citandogli proprio il brano in questione:
Lo priega [...] chiarirlo come s’intende ciò che nella pag. 369 della nuo­
va Scienza sta scritto che i Poeti no<n> siano Metafisici [...]; e questo, per­
ché egli parlando nella d<ett>a Lettera a’ Lettori intorno al
Furor Poetico,
lo stabilisce no<n> essere altro che un pensatore metafisicando sopra di
qualche oggetto per formare poi le immagini verisimili, le quali fanlo il bel­
lo Poetico45.
È, questa, una delle poche ma non irrilevanti testimonianze della pre­
senza della
Scienza nuova
del 1730 nell’epistolario, capace di attirare l’at­
tenzione del lettore sul necessario esercizio di autocritica nello scrivere
anche a costo di riformulare le proprie pagine, come lo stesso Vico ha
fatto per le sue
Scienze nuove-.
«I rozzi ed orgogliosi scrittori» - scriverà
nell’Aggiunta del 1731 all’
Autobiografia,
in un brano coevo, quindi, al­
la composizione delle
Correzioni terze -
«sostengono le lor opere anche
contro le giuste accuse e ragionevoli ammende d ’altrui; altri che, per av­
45
DRP,
lib. I, p. 199.
44
SnìO,
p. 304 e
Sn44,
§ 821, p. 395.
45
SnH59,
p. 369; «Tommaso Maria Alfani a Giambattista Vico», Napoli, 23 luglio 1734,
in Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III» di Napoli,
Carte Villarosa,
X IX 42, fase.
III/41, cc. 2, poi in G .
VICO,
Epistole con aggiunte le epistole dei suoi corrispondenti,
a cura di
M. Sanna, Napoli, 1993, p. 179.
1...,88,89,90,91,92,93,94,95,96,97 99,100,101,102,103,104,105,106,107,108,...305