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SARA FORTUNA
2.
La Dipintura com e lingua mutola.
Riguardo alla dipintura e al suo
commento, mi sembra essenziale tener presente anzitutto la necessità teo­
rica di entrambi: che cioè la
Scienza nuova
dia forma al proprio percorso
anche attraverso le immagini non può essere considerato il frutto di una
scelta accidentale, con un carattere estrinseco rispetto alla concezione del
linguaggio qui delineata, ma, piuttosto, una conseguenza, quasi un’appli­
cazione di quest’ultima. La lingua mutola, intessuta di gesti, azioni, im­
magini in movimento, non è infatti, per Vico, solo una componente origi­
naria dell’attività linguistica umana, ma costituisce un nucleo poetico che
non si estingue neppure nell’epoca più recente, nell’età dei parlari conve­
nuti . Essa coesiste in realtà, dalla genesi fino alle forme più evolute delle
lingue umane, con altre modalità di significazione ed anche, appunto, con
quella propria dei parlari convenuti. Ciò che varia sono le relative pro­
porzioni, la preponderanza che assume ora l’una ora l’altra modalità.
Stiamo qui facendo riferimento, evidentemente, a quella svolta fun­
zionale che la concezione genetica del linguaggio dell’ultima
Scienza nuo­
va
realizza nella «Logica Poetica», quando ripensa il modello delle tre
lingue, sostituendo il paradigma della successione a quello della nascita
contemporanea e della coesistenza pancronica, ossia della presenza e in ­
terazione in tutte le fasi di sviluppo dell’umanità10. Si tratta di un ele­
mento fondamentale e complesso della riflessione vichiana, che interse­
ca quello della gemellarità di lingue e lettere. E un tema su cui hanno
preso posizione moltissimi interpreti11 e su cui non possiamo natural­
mente qui soffermarci se non per ricordare appunto che la coesistenza
della prospettiva genetica e di quella funzionale è un elemento cruciale
nella riflessione di Vico sul linguaggio e che la stessa «D ipintura» può, a
nostro avviso, essere considerata la prova che essa prende davvero sul
serio e si sforza di portare a compimento questo punto.
È plausibile cioè che Vico ritenga una condizione indispensabile per
potere cogliere la struttura della
Scienza nuova
, la sua metodologia e la
sua riflessione sulla genesi dell’umanità il presentarle anzitutto attraver­
so una immagine complessa, la dipintura appunto (integrata da un com­
mento, una spiegazione verbale), le cui articolazioni interne sono costi­
tuite dalle relazioni tra le diverse figure, i singoli caratteri poetici di cui
essa è composta.
10 Ivi, § 446.
11 Ad esempio A.
PAGLIARO,
Lingua e poesia secondo Giambattista Vico,
in Id.,
Altri sag­
g i di critica semantica,
Messina-Firenze, 1962, pp. 411-426; L.
FORMICARI,
L’esperienza e il se­
gno,
Roma, 1990, pp. 102-103 e J.
T
raba n t
,
La Scienza nuova dei segni antichi. La sematolo­
gia di Vico,
tr. it. Roma, 1996, pp. 53-56.
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