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SARA FORTUNA
della Dipintura, ha cioè sempre un carattere attivo che costringe a fare,
oppure impedisce. Questo suo carattere performativo viene reso in mo­
do adeguato dalla sua accezione originaria, quella dello sguardo, del ve­
dere (e dalla loro resa grafica nell’incisione che introduce l’opera). Esso
è infatti l’unico fenomeno sensoriale in cui la percezione si dà all’osser­
vatore come un’azione, un elemento attivo, che si proietta all’esterno: so­
lo lo sguardo può mandare lampi non l’orecchio che ascolta, il naso che
annusa o la bocca che gusta. E allo stesso modo lo sguardo è sempre con­
nesso a una tonalità affettiva, è sempre visto con un particolare valore
espressivo (estatica la contemplazione di Dio da parte della metafisica,
terrorizzata e vergognosa, pudica quella dei primi uomini che guardano
il corpo animato del cielo, ma anche, come abbiamo visto, curiosa e me­
ravigliata, animata dunque da uno proto-spirito filosofico).
6.
Dall’aspetto agli aspetti: la sintesi tra universale antropologico e va­
riabilità storico-culturale.
Non stupisce quindi che, tra le 56 occorrenze
del termine aspetto nella
Scienza nuova
del 1744 (se ne trovano invece
25 nell’edizione del 1725, mentre «aspectus» ricorre già in passi teori­
camente equivalenti nel
Diritto Universale)
gli impieghi più interessanti
di questa nozione sintetica di aspetto si ritrovino in alcuni punti fonda-
mentali della riflessione sul linguaggio.
Tra di essi vorrei segnalare, per concludere, un’accezione specifica-
mente semantica, introdotta già nella prima
Scienza nuova
a proposito del
Dizionario mentale delle nazioni, in cui l’aspetto non indica la dimensio­
ne semantica comune, l’universale antropologico per cui tutte le nazioni
considerarono il Cielo sotto l’aspetto di Giove e dei loro equivalenti, ma
lascia quello sullo sfondo per riferirsi invece alle variazioni aH’interno di
essa: nella Degnità XX II dell’ultima
Scienza nuova,
nel presentare il pro­
getto di una lingua mentale comune a tutte le nazioni, il termine «aspet­
to» assume il ruolo di preservare la variabilità all’interno dell’universalità
dei sensi comuni di cui dovrebbe occuparsi l’indagine su una tale lingua,
la quale uniformemente intenda la sostanza delle cose agibili nell’umana
vita socievole, e la spieghi con tante diverse modificazioni per quanti
aspetti
possan aver esse cose; siccome lo sperimentiamo vero ne’ proverbi, che sono
massime di sapienza volgare, l’istesse in sostanza intese da tutte le nazioni an­
tiche e moderne, quante elleno sono, per tanti diversi aspetti significate33.
Al di là dell’apparente molteplicità e persino intraducibilità dei pro­
verbi, delle espressioni idiomatiche, delle espressioni polirematiche del-
33
Sn44,
§ 162.
1...,100,101,102,103,104,105,106,107,108,109 111,112,113,114,115,116,117,118,119,120,...272