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SARA FORTUNA
pio si fondono cioè dimensione individuale e dimensione universale e,
in questa sintesi necessaria delle origini è possibile cogliere la superio
rità del «vero poetico», che è «vero metafisico» rispetto a quello fisico.
Quest’ultimo è, rispetto a quello, derivato e, nel caso in cui esso al pri
mo non si conformi, «dee tenersi a luogo di falso»38. La verità delle fa
vole, il loro esemplare «decoro» consiste nel formare per la prima volta
le strutture logico-poetiche senza le quali non potrebbe darsi per gli es
seri umani la possibilità di stabilire alcun vero fisico.
Anche dal punto di vista epistemologico allora la capacità di cogliere,
con un atto immaginativo, una pluralità di aspetti deve essere considera
ta una condizione essenziale per una prassi scientifica non riduttiva così
come di un’etica in grado di produrre nuove sintesi individuali ricono
sciute all’interno di una ragione comune e di risolvere così le antinomie
classiche dell’universalismo e del relativismo perché «pur sottraendosi al
l’universalismo astratto-formale di principi a priori» vuole «comunque ri
cercare una normatività del valore a partire dalla complessità molteplice
della vita e delle sue radici antropologiche ed esistenziali»39.
Non è probabilmente un caso che, nel passo già citato40, dopo aver
connesso all’invenzione dell’aspetto di Giove, l’emergere di sentimenti
genuinamente filosofici come la meraviglia e la curiosità, definita signi
ficativamente «figliuola dell’ignoranza e madre della Scienza»41, Vico ac
cenna, come effetto della «barbarie della riflessione» tipica dei tempi mo
derni, l’impossibilità di cogliere il senso di determinate nozioni filosofi-
che per chi si serva di strumenti esclusivamente razionali e analitici e non
sappia pensare attraverso le immagini, ossia formarsi, grazie all’aiuto del
la fantasia, una «vasta falsissima immagine» della natura concepita come
una donna. Ciò accade «per la natura delle nostre umane menti, troppo
ritirata da’ sensi nel medesimo volgo con le tante astrazioni di quante so
no piene le lingue con tanti vocaboli astratti, e di troppo assottigliata con
l’arte dello scrivere, e quasi spiritualizzata con la pratica de’ numeri, che
volgarmente sanno di conto e ragione»42, ma questa riduzione della men
te alle sole capacità razionali che si esercitano attraverso la scrittura e l’u
so dei calcoli può e deve essere superata da una concezione più ampia
38
Sn44,
§ 205.
39 G. CACCIATORE,
Individualità ed etica: Vico e Dilthey,
in
Etica individuale e giustizia,
a
cura di A. Ferrara, V. Gessa Kurotschka, S. Maffettone, Napoli, 2000, pp. 251-252; cfr. anche
V.
GESSA K
urotschka
,
Autocomprensione autentica. Il linguaggio dell’individualità e il diver-
siloquio poetico,
ivi, pp. 289-292.
40 Sn44,
§ 377.
41
Ihid.
42 Ivi, § 572.