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OTTO GERHARD OEXLE
dico lo studio di Vico nella tematica dello storicismo degli anni venti del
Novecento e tuttavia non si limitò a questo, fino a Jiirgen Trabant e alle
sue recentissime ricerche sulla sematologia di Vico. Nei filosofi l’interes
se per Vico è addirittura aumentato negli anni appena trascorsi. Cito Fer
dinand Fellmann, Stephan Otto e infine Vittorio Hòsle con la sua grande
introduzione alla traduzione completa dei
Principi di una Scienza nuova
nell’edizione del 1744 curata da lui insieme a Christoph Jermann. Per Hò
sle, Vico è il ‘Newton della storia’ che per primo superò l’opposizione tra
Scientia
e
Historia,
e nello stesso tempo divenne ‘il primo grande sociolo
go e teorico della cultura’ che con la sua opera creò ‘la sapienza poetica
della scienza della cultura che si stava risvegliando’ e in questo modo este
se la scienza della cultura alla totalità dell’esperienza umana: non solo in
riferimento alle produzioni della ragione nella scienza della storia e del di
ritto, bensì anche in riferimento alle creazioni della fantasia.
2.
Giuseppe Cacciatore è uno dei più importanti interlocutori nel dia
logo tra la filosofia italiana e quella tedesca. Voglio solo ricordare qui i suoi
libri,
luetica dello storicismo
(2000) e
Storicismo problematico e metodo cri
tico
(1993) e le sue pubblicazioni, innanzitutto, su Dilthey. Nel suo nuo
vo libro ha dedicato l’intero capitolo introduttivo alla ricezione e alla ri
sonanza di Vico in Germania fino ai nostri giorni. In una prospettiva sto
rico-problematica, Cacciatore correttamente attribuisce l’emergente inte
resse dei tedeschi per la filosofia di Vico all’interesse per la sua filosofia
della conoscenza. Sarebbe interessante sulle orme di Giuseppe Cacciato
re, per una storia comparata del problema delle culture scientifiche na
zionali, indagare le condizioni della discussione sull’opera di Giambatti
sta Vico in ambito francese, inglese e - ultimamente - anche americano.
Cacciatore constata l’intensificarsi degli sforzi di una riappropriazio-
ne della filosofia di Giambattista Vico a partire dal 1970. Egli coglie in
ciò un ritorno alla riflessione e alla discussione dei contenuti del pensie
ro vichiano, dunque un allontanamento da quegli schemi di interpreta
zione che a lungo dominarono la scena con la questione, per esempio,
dell’attribuzione di Vico a questa o a quella corrente culturale interna
zionale, all’idealismo, all’illuminismo o allo storicismo. È, infatti, di gran
de significato, cito Cacciatore, che Vico ‘riconquisti il suo posto’ proprio
oggi, in una situazione in cui ‘dal fondo della crisi e della trasformazio
ne nei modelli della razionalità e della normatività, nella scienza e nella
politica, nell’etica e nella storia, nei temi dell’individualità, acquistano
forza quelli dell’etica della comunicazione e del riconoscimento, del-
l’autocomprensione dell’agire nelle forme estetiche e creative del lin
guaggio, dei modelli di intelligenza nella condotta di vita, nella nuova