GIAMBATTISTA VICO E LA STORICITÀ DEL MONDO
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formulazione proprio di questi strumenti della conoscenza storica’. Il fal­
limento dei modelli classici di una conoscenza riflessiva e di un’etica nor­
mativa di fronte alla sempre più rapida trasformazione del mondo, così
Cacciatore, ‘fanno apparire in una nuova luce le intuizioni e le teorie di
Vico sul linguaggio, sulla ricerca genetica dei segni e dei simboli nella
storia umana primitiva’, sull’‘attività fantastica e mitopoietica, sulla me­
tafora’, sull’interazione di diversi campi della cultura umana. Il rappor­
to di linguaggio, etimologia e cultura con la fase di creazione ed evolu­
zione di istituzioni politiche e giuridiche, i nuovi modelli teorici di una
storia narrata, la storia dei modi di pensare e la storia della cultura, con­
feriscono una nuova forza di attrazione alla
Scienza nuova
di Vico.
Cacciatore ha esposto tutto ciò in sei capitoli. Essi consentono allo sto­
rico di accentuare in modo particolare tre punti, che riguardano diretta-
mente anche i dibattiti degli storici odierni, vale e dire: in primo luogo, il
problema che di nuovo si pone della mediazione di verità, temporalità e
fattualità nel tentativo di creare una «nuova scienza», la scienza della sto­
ria. In secondo luogo, la questione della corrispondenza tra il pensiero e
ciò che noi chiamiamo «realtà». E infine, il problema della relazione tra
pensiero ed azione, dunque la domanda sul fondamento etico e pratico,
a cui devono dare risposta quelle scienze, che aspirano «soltanto» alla
comprensione dei processi storici. Proprio questo aspetto va appreso
nuovamente da Vico. Secondo quanto afferma Cacciatore: ‘La moderna
rivoluzione metodologica e gnoseologica’, che si compie nella scienza
nuova di Vico e che è diretta a costituire un sapere autonomo della sto­
ria con i propri principi conoscitivi, i propri metodi e contenuti, è nello
stesso tempo fondata essenzialmente su una filosofia politica e pratica, su
una rappresentazione dell’ordine della comunità e del senso comune.
3.
Mi sia consentito aggiungere alcune considerazioni alla via indica­
ta da Giuseppe Cacciatore.
Esse fanno riferimento ad una storia comparativa del problema della
filosofia prekantiana e della storiografia premoderna. Intendo ora porre in
risalto un confronto tra Leibniz, Vico, e Montesquieu. Innanzitutto: tutti
e tre erano giuristi eruditi. Questo fa chiarezza sul significato della scien­
za del diritto e sulla produzione culturale in generale che ha inizio con lo
studio dei diritti nella prima modernità - in un certo qual modo da Tom­
maso Moro a Goethe. Leibniz, Vico e Montesquieu dunque, erano tutti e
tre giuristi. E in tutti e tre si trova al centro della loro riflessione, da una
parte la fondazione della conoscenza scientifica e storica, dall’altra la sua
mediazione con l’agire politico-pragmatico. Tutti e tre in quanto storici
non erano soltanto interessati ad apprendere le condizioni e l’importanza
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