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OTTO GERHARD OEXLE
della conoscenza storica, bensì erano direttamente impegnati nella co
struzione della storia.
«Theoria cumpraxi»
così risuona il motto di Leibniz
- lo abbiamo già udito tanto nella fondazione di una
Scientia generalis
nel
la fenomenologia e nell’ontologia, quanto nei suoi sforzi per l’istituzione
di accademie come centri di trasmissione della scienza. Mentre, tuttavia,
la vicinanza di Vico e Leibniz negli ultimi decenni è stata posta sempre di
più in risalto, con la questione circa i rapporti tra Vico e Montesquieu met
tiamo piede in un territorio ancora poco conosciuto. Non sappiamo se
l’autore de l’
Esprit des Lois
abbia letto la
Scienza nuova
di Vico. Tuttavia,
YEsprit des Lois
di Montesquieu non è forse l’unico reale capolavoro di
analisi comparativa che possa dirsi all’altezza della
Scienza nuova
di Vico?
Lo storico del medioevo spingerà oltre una tale questione compara
tiva, fermando l’attenzione su un tema, che dal punto di vista speciali
stico gli risulta particolarmente evidente, e che nello stesso tempo, in mo
do del tutto generale, è di significato centrale per il rapporto tra moder
no e premoderno: verrà discussa la questione sul medioevo o, espressa
in altri termini, la domanda: cos’è il feudalesimo? Per Vico e per Mon
tesquieu questa domanda occupa un posto di rilievo e non è un caso.
Montesquieu discute alla fine de
l’Esprit des Lois,
nel trentesimo li
bro, la «teoria delle leggi feudali». Egli dimostra
l’unicità
del feudalesi
mo ed ottiene, proprio in questa dimostrazione, il metodo del suo nuo
vo genere di scienza storica, intesa come una conoscenza di ipotesi fon
data empiricamente.
Vico, invece, discute alla fine della
Scienza nuova,
nel quinto libro,
nell’esempio del feudalesimo, il «ricorso delle relazioni politico-umane»
e mostra con ciò il motivo per il quale egli può veramente celebrare il
suo libro come una scienza nuova, come un’esposizione dei «principi di
una scienza nuova sulla natura comune dei popoli».
Entrambi gli autori con ciò - in maniera diversa - hanno sollevato la
questione cardinale circa la storicità del mondo. Tale storicità è una di
mensione fondamentale del mondo. Tuttavia non è la sola dimensione di
questo mondo. Si rimane, dunque, nella plurivocità metateoretica del
mondo. Essa non è superabile. Con le sfide, che si pongono con questa
questione, ci misureremo anche noi in futuro.
In che modo Giambattista Vico ha riflettuto su questo problema, ce
lo insegna il libro di Giuseppe Cacciatore. Questo libro diverrà per noi,
perciò, in tutte le future riflessioni circa questi interrogativi, un indi
spensabile compagno.
O
tto
G
erhard
O
ex le
(Traduzione di Giuseppe D'Anna)