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GIOVANNI ANTONIO LOCANTO
to dall’età degli dèi, in cui si faceva gradualmente spazio la società eroi
ca, a quella degli uomini.
In un passo dell’ultima redazione della
Scienza nuova2,
decisivo per
la ricostruzione del rapporto tra il suo pensiero e la scoperta del Nuovo
Mondo, Vico cita le fonti adoperate per lo studio delle civiltà preco
lombiane. Si tratta
dell'Historie de la Nouvelle France}
dell’avvocato pa
rigino Marc Lescarbot, edita a Parigi nel 1609 e più volte ristampata,
che, come afferma Battistini, «poiché Vico non conosceva il francese (si
gnificativo il titolo riportato in latino), dovette citare di seconda mano»4,
e del
Sumario de la naturai y generai historia de las Indias
di Gonzalo
Fernàndez de Oviedo y Valdes, stampato a Toledo nel 1526, e tradotto
in italiano nel 1534 a Venezia. Attraverso la testimonianza di Oviedo,
Vico giunse dunque alla conoscenza dei sacrifici umani5. La volontà di
comprendere, di spiegare ed in qualche modo di giustificare una tale
atroce consuetudine si inscrive nel più ampio disegno che la Provvidenza
divina, regolatrice del corso della «storia ideale eterna», assegna alle sin
gole azioni umane6. L’atteggiamento dell’autore della
Scienza nuova
non
è di mera condanna; l’aristotelismo semplicistico e strumentale di Sepùl-
2
«E gli spagnuoli gli ritrovarono in America, nascosta fin a due secoli fa a tutto il resto del
mondo; ove que’ barbari si cibavano di carni umane (all’osservare di Lascoboto,
De Francia no
va),
che dovevan essere d’uomini da essi consagrati ed uccisi (quali sagrifizi sono narrati da Ovie
do,
De historia indica).
Talché, mentre i germani antichi vedevano in terra gli dei, gli americani
altrettanto [...], e gli antichissimi sciti erano ricchi di tante auree virtù di quante l’abbiamo te
sté uditi lodare dagli scrittori; in tali tempi medesimi celebravano tal inumanissima umanità!»
(G.
VICO,
Principidiscienza nuova d’intornoalla comune natura delle nazioni
[ 1
744], in
I
d
.,
Ope
re, 2
voli., a cura di A. Battistini, Milano, 1990, voi. I, § 517, pp. 653-654; d’ora in poi
Sn44).
}
«Un’opera scritta per sollecitare l’immigrazione di coloni agricoli in Acadia (oggi Nuo
va Scozia), da Marc Lescarbot (1570-1634), un avvocato al Parlamento di Parigi che aveva
preso parte alla spedizione del signore di Poutrincourt. Lescarbot credette di notare nelle
tribù indigene dei
Souriquois
un’assoluta mancanza di culti religiosi, e su questa osservazione
basò le sue proposte di tecnica missionaria e coloniale. L’assenza di ogni forma di religione,
anziché ostacolare, avrebbe facilitato, secondo il viaggiatore francese, l’opera di conversione
dei ‘selvaggi’, le cui menti, non offuscate da superstizioni e idolatrie, erano nella condizione
più adatta a ricevere l’impronta delle verità cristiane»
(GLIOZZI,
op. cit.,
p.
98).
4 B
attistini
,
op. cit.,
voi. II, p. 1613.
5 «[...] in altre parti del mondo si costumò di sacrificare gli uomini ai loro iddii e di man
giare carne umana, come al presente si fa in varii luoghi di terra ferma e in alcune isole» (E
DEOviEDO,
Historia naturaiy genral de las Indias,
cit., in G. B. Ramusio,
Navigazioni e viag
gi,
a cura di M. Milanesi, Torino, 1985, pp. 570-571).
6 Una lucida analisi della centralità della Provvidenza divina nel pensiero vichiano
è
of
ferta dal celebre studio di M.
Fubini,
Stile e umanità di Giambattista Vico,
Roma-Bari, 1946,
in cui Vico viene considerato «il filosofo e il poeta dell’umanità primitiva, il filosofo e il poe
ta della Provvidenza».
7 «E se, a proposito delle loro virtù, vuoi sapere della loro temperanza e mansuetudine,
che cosa potresti aspettarti da uomini abbandonati ad ogni genere di intemperanza e nefan-