IL NUOVO MONDO NELLA SCIENZA NUOVA
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veda7, il quale vedeva nell’antropofagismo un evidente segno dell’infe­
riorità razziale delle popolazioni del Nuovo Mondo, non trova spazio
nella riflessione di Vico. Questi, infatti, intravedendo nei sacrifici uma­
ni una profonda, seppure ancora istintiva, forma di religiosità era sicu­
ramente più vicino alle tesi del domenicano Bartolomé de Las Casas8.
Gerbi ne
La disputa del Nuovo Mondo,
opera capitale per la compren­
sione dell’acceso dibattito culturale che la scoperta del Nuovo Mondo
alimentò in Europa, evidenzia, tra le altre, anche la tormentata e com­
plessa posizione assunta da Vico:
1
sacrifici umani, come aveva confusamente intuito il Las Casas, son se­
gno di religiosità e quindi elemento di progresso. L’indissolubile contrasto
fra il loro orrore e la loro provvidenza è così fortemente sentito da Vico, che
più volte, al discorrerne, ricorron sotto la sua penna antitesi verbali: quello
dei sacrifizi fu costume
empiamente pio,
fu
inumanissima umanità
9.
La profonda ambivalenza semantica, la suggestione mitica, che dila­
nia la stessa parola nella descrizione vichiana del sacrificio umano, de­
nuncia la sua sofferta posizione. Il macabro rituale delle popolazioni
amerinde rende di nuovo effettuali, nella coscienza europea, le forze an­
cestrali che avevano caratterizzato le sue origini primitive. Il brutale sen­
so del sacro degli amerindi costituisce la paradigmatica ed originaria
espressione della virtù umana e del progresso civile quando
gli eroi [erano] ignoranti, superstiziosi, feroci, egoisti, duri verso le loro
famiglie, spietati verso le plebi, avidi, usurai e, pur tuttavia, anzi per effetto
di questi stessi loro aspri atteggiamenti d ’animo, eroi, cioè di quella sola virtù
da libidine, molti de quali si nutrivano di carne umana? [...] Così Cortez, all’inizio, per mol­
ti giorni tenne oppressa e terrorizzata, con l’aiuto di un piccolo numero di spagnoli e di po­
chi indigeni, una immensa moltitudine, che dava l’impressione di mancare non soltanto di abi­
lità e di prudenza, ma anche di senso comune. Non sarebbe stato possibile esibire una prova
più decisiva o convincente per dimostrare che alcuni uomini sono superiori ad altri per inge­
gno, abilità, fortezza d’animo e virtù, e che i secondi sono sera per natura»
(J. G . DE S
ep
ÙL-
VEDA,
Democrates secundus de iustis belli causis
[1545], in
G
liozzi
,
op. cit.,
pp. 30-32).
8Riprendendo un passo decisivo della
Apologetica historia
di Las Casas, Gerbi spiega l’au­
dace interpretazione che il frate domenicano diede dei sacrifici umani. Essi, infatti «dimostra­
no [...] un altissimo concetto della Divinità, alla quale i popoli che li praticano, sacrificano quel
che hanno di più caro: in molti casi i propri figli. Sbagliavan gli Aztechi nel credere che i loro
dèi fossero Dio o veri Dèi, ma, offrendo ad essi
la màs excelente y màs provechosa de las criatu-
ras, mayormentesi los que sacrificaban eran hijos
[... ]
tuvieron mejorymàs noble conceptoy esti-
macion de sus dioses,
e secondo i lumi della loro religione naturale, meglio provvidero al benes­
sere pubblico e alla comune prosperità,
quelas
[RepublicasJ
que no lo hicieron oprohibieronque
homhres no se sacrificasen»
(A.
G
erbi
,
La disputa del Nuovo Mondo,
Milano, 1983, p. 812).
9 Ivi, p. 811.
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