IL NUOVO MONDO NELLA SCIENZA NUOVA
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Nell’Indie occidentali i messicani furono ritruovati scriver per geroglifi­
ci, e Giovanni di Laet nella sua
Descrizione della Nuova India
descrive i ge­
roglifici degl’indiani essere diversi capi d ’animali, piante, fiori, frutte, e per
gli loro ceppi distinguere le famiglie; ch’è lo stesso uso appunto c’hanno Far­
mi gentilizie nel mondo nostro39.
La scoperta del Nuovo Mondo riecheggia nelle pagine di Vico a con­
ferma delle sue tesi sulla religiosità primitiva e le manifestazioni che con­
traddistinguono un’età in cui la civiltà è ancora in germe. L’America de­
scritta dal filosofo napoletano costituisce il primo stadio di quella «sto ­
ria ideale eterna» a cui sono legate le sorti delle singole nazioni:
Quindi regna in questa Scienza questa spezie di pruove: che tali dovet­
tero, debbono e dovranno andare le cose delle nazioni quali da questa Scien­
za son ragionate, posti tali ordini dalla provvedenza divina, fusse anco che
dall’eternità nascessero di tempo in tempo mondi infiniti; lo che certamen­
te è falso di fatto40.
Tuttavia è proprio la vicenda americana a costituire un’eccezione al­
l’ordinario sviluppo delPumana civiltà. L’incontro tra le civiltà preco­
lombiane e i
conquistadores
41europei ha modificato il normale corso del­
la storia: «Finalmente, valicando l’oceano, nel nuovo mondo gli ameri­
cani correrebbono ora tal corso di cose umane, se non fussero stati sco­
perti dagli europei»42. Tale considerazione, ad uno sguardo superficiale,
potrebbe apparire in evidente contraddizione con il principio della «sto­
ria ideale eterna», ma dopo una più attenta riflessione lascia chiaramen­
te comprendere il vero volto di una filosofia della storia rispettosa della
libertà umana e della Provvidenza divina. La concezione vichiana dei
corsi storici non riguarda la necessaria evoluzione dei singoli avvenimenti
39
Sn44,
§ 435, pp. 606-607. Analizzando il suggestivo passo della redazione della
Scien­
za nuova
del 1725 in cui il filosofo napoletano dichiara che «[...] certamente gli americani,
che si governano ancor per famiglie, dagli ultimi viaggiatori si osservano usare i geroglifici»,
Landucci afferma che «è chiaro che, nel fatto, qui Vico pensa al tipo di registrazione grafica
che gli storici spagnoli della Conquista avevano riferito come proprio dei Messicani, già essi
paragonandolo alla scrittura egizia»
{Sn25,
§ 329, p. 1137; S.
LANDUCCI,
Ifilosofi e i selvaggi,
Roma-Bari, 1972, p. 276).
A0Sn44,
§ 348, p 552.
41
L’immagine proposta da Vico del Nuovo Mondo repentinamente redento dalla barba­
rie originaria dei sacrifici umani ad opera dei
conquistadores
spagnoli è in stridente contrad­
dizione con la visione bruniana della colonizzazione. A tal proposito cfr. S. RICCI,
Infinitimon­
di e mondo nuovo. Conquista dell’America e critica della civiltà europea in Giordano Bruno,
in
«Giornale critico della Filosofia Italiana» LXIX-LXXXI (1990) 2, pp. 204-221.
A2Sn44,
§ 1095, p. 956.
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