SCIENZA E SOCIETÀ NEI, TARDO ILLUMINISMO MERIDIONALE
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Un’approfondita analisi e giudizi meno
tranchants
del nesso taranti-
smo-magia naturale-illuminismo meridionale propone invece la storia
biomedica del tarantismo nel Settecento europeo di Di Mitri, che mette
in risalto l’esigenza di indagini dalle ampie confluenze interdisciplinari;
poiché il dibattito sul tarantismo è cresciuto su un terreno che ha visto
continuamente scindersi e ricomporsi il fattore umano e quello medico, l’o­
pinione volgare e l’episteme, le teorie in regresso di fortuna critica e quelle
vincenti, si è ritenuto che questa pagina di storia non potesse essere letta at­
traverso il prisma univoco della logica scientifica, ma tenendo anche conto
di una congerie di fattori quali lo spirito delle corporazioni mediche, le abi­
tudini culturali, i piccoli interessi economici, l’atteggiamento dei gruppi ac­
cademici al loro interno e verso l’esterno, le piccole e grandi scelte profes­
sionali di chi esercitava l’arte medica negli ospedali della capitale o nelle co­
munità periferiche11.
L’avvincente studio, corredato di testi in appendice e da una scelta
bibliografia, si articola in quattro densi capitoli dedicati a: 1)
Gli ante­
cedenti medici del dubbio e l ’eclisse della credulità-, 2) Entomologia e me­
dicina del tarantismo nelprimo
700 ; 3 )
Da Niccolò Caputi a Francesco Se-
rao: il mutamento delparadigma
; 4)
Addittamenta linnseana: il tarantismo
fra entomologia metodica e nosologia sistematica.
Va ricordato che dopo
le pionieristiche spedizioni etno-antropologiche di Ernesto de Martino
nel Sud Italia sul finire degli anni Cinquanta, la cospicua letteratura sul
tarantismo, non senza significative eccezioni, ha scarsamente contribui­
to alla comprensione storica del rituale di possessione praticato in Pu­
glia fino alla metà del secolo scorso. In questo panorama, il bel libro del
Di Mitri si distingue per la rigorosa e pressoché esaustiva rassegna delle
fonti del dibattito scientifico culminato nelle controversie occorse tra gli
anni ’40 e ’80 del XVIII secolo. Tra l’altro, l’attenta analisi testologica ha
consentito all’autore di indicare con certezza in Antonio Misasi, lettera­
to e naturalista fino ad oggi pressoché ignorato, l’autore delle
Note
a
Del­
le delizie tarantine
(Napoli, 1771) dove il frate calabrese passa, senza so­
luzione di continuità, dal rigore scientifico degli esprimenti e dell’inda­
gine microscopica, alle suggestioni antropologiche derivate dai classici
antichi che lo spingono a vedere nel fenomeno «un puro e pretto resi­
duo delle
orgie
di Bacco e della Dea Cibele».
Con particolare sensibilità storica, l’autore pone in risalto le ragioni
di quanti, pur senza arrivare a sciogliere l’enigma del tarantismo, ebbe­
ro il merito di partire dall’esperienza diretta del fenomeno e delle sue im­
11 Di M itri,
op. cit.,
p. 275.
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