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ROBERTO MAZZOLA
plicazioni sociali, culturali e di mentalità. Una scelta quanto mai oppor
tuna di fronte al paradosso insito nel nuovo paradigma illuminista affer
matosi grazie agli sforzi dei medici illuministi della capitale, che aveva
no una conoscenza solo indiretta del fenomeno, laddove i medici e na
turalisti delle lontane province meridionali, difensori delle «fantastiche
opinioni del popolo minuto», si avvalevano degli strumenti e dei meto
di dell’indagine scientifica. L’interconnessione dei fattori in gioco, pri
mo fra tutto l’oggettiva necessità degli intellettuali di provincia di me
diare tra scienza, religione e credenze popolari, ridimensiona la ridutti
va contrapposizione storiografica tra quanti riducevano il fenomeno ai
fattori ambientali e sociali predisponenti i pugliesi alla melanconia e al
l’isteria, e la residuale sopravvivenza del pregiudizio popolare in settori
scientificamente e culturalmente arretrati. Sotto il profilo prettamente
scientifico, infatti, gli elementi di novità in campo entomologico, noso-
logico ed etno-antropologico, nitidamente individuati dal Di Mitri nel
le misconosciute opere del monaco esorcista Ludovico Valletta, del me
dico Niccolò Caputi, del naturalista Antonio Maria Minasi, personaggi
‘periferici’non solo dal punto di vista geografico, riporta a pieno titolo
questi autori nei punti di snodo della storia del tarantismo nel XVTII se
colo; sebbene i loro scritti non abbiano conosciuto la ‘fortuna’ delle
Le
zioni accademiche
del Serao e indipendentemente dal fatto che aderisse
ro o no alla tesi tossicologica. Le loro conoscenze acquisite sul campo o
in laboratorio, sia pure in modo limitato e parziale, di fatto spostarono
il fulcro del problema dalla spiegazione univoca e unitaria, come quella
tentata dal Serao, verso una più complessa strategia fondata sul legame
osservazione etologico-entomologica, fisio-patologica e psicologico-cul
turale.
Passiamo ora a considerare il singolare rapporto degli scienziati e in
tellettuali meridionali di fine Settecento con la rabdomanzia, ovvero con
la sua spiegazione in termini d ’elettricità organica e minerale proposta
dal medico e mineralogista francese Pierre Thouvenel al principio degli
anni ’80. La scarsa letteratura critica sull’argomento ricorda per lo più
l’avallo delle nuove dottrine da parte del giovane scienziato Vincenzo
Comi, mentre passa sotto silenzio la mancata partecipazione dei mag
giori fisici, medici e naturalisti napoletani alla
guerra di dieci anni
(1790-
1800) combattuta dal Thouvenel nel nostro paese12. Grazie all’autono
mo e convergente impegno di De Frenza e Toscano disponiamo ora di
maggiori elementi per mettere a fuoco, sia sotto il profilo scientifico che
12
L. CIANCIO,
La resistibile ascesa della rabdomanzia. Piene Thouvenel e la «La Guerra
dei Dieci Anni»,
in «Intersezioni» XII (1992) 2, pp. 267-290.