SCIENZA E SOCIETÀ NEL TARDO ILLUMINISMO MERIDIONALE
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storico, un caso per certi versi paradigmatico del rapporto tra scienza e
società nel tardo Settecento napoletano ma che ebbe come protagonista
principale il naturalista veneto Alberto Fortis15, rimasto abbagliato del­
la «meteora scientifica» arrivata dalla Francia, e come luogo topico la ni-
treria del cosiddetto Pulo di Molfetta.
In particolare il già citato studio di Toscano, basato su documenti
d ’archivio alcuni dei quali inediti, testimonia quanto sia opportuno ap­
profondire il lavoro di scavo sulla vita scientifica di realtà locali ancora
poco studiate o abbandonate ad una anacronistica apologetica. La stes­
sa esplorazione dei testi ‘scientifici’ al fine di individuare le forme, le evo­
luzioni e le cesure delPilluminismo meridionale del tardo Settecento non
può prescindere dalla ricognizione della trasformazione delle strutture
e le dinamiche culturali, sociali e politiche innescate nelle terre natie dai
tanti ‘regnicoli’ discepoli di Genovesi, che talvolta, come a Cosenza Fran­
cesco Saverio Gagliardi o a Taranto Giuseppe Capecelatro, rivitalizza­
rono languenti accademie letterarie di nuova linfa attinta dal gusto en­
ciclopedico per le scienze. Nel caso di Molfetta, anche se può apparire
banale, poiché l’inaugurazione della nitreria avvenne nel luglio del 1785,
vale la pena accennare a un avvenimento che tratteggia in modo signifi­
cativo i fermenti della provincia pugliese. Il giorno 10 di quello stesso
mese, infatti, ben ventimila persone accorsero per assistere al volo sopra
Molfetta del pallone aerostatico costruito e pilotato dal giovane chimico
Nicola Epifani, emulo del suo maestro e conterraneo Giuseppe Poli che
analoga esperienza aveva fatto a Napoli14.
Anche se i primi contatti di Fortis con l’ambiente napoletano datano
agli inizi degli anni Settanta, quando nel corso della spedizione natura­
listica in Dalmazia, compiva con Domenico Cirillo un breve incursione
nel Meridione d ’Italia, è durante le peregrinazioni naturalistiche effet­
tuate nel maggio del 1780 nel Regno di Napoli che Fortis tesse una stret-
15
G.
T
or
CELLAN
(Illuministiitaliani,
a cura di G. Giarrizzo, G. TorceUan, F. Venturi, Mi-
lano-Napoli, 1965, t. VII, pp. 281-307), nel presentare una scelta di scritti di Alberto Fortis,
pur nei limiti di un sintetico quanto nitido profilo intellettuale dell’abate padovano, riserva la
dovuta attenzione ai suoi rapporti con la corte napoletana, legati alla «scoperta» della nitreria
«naturale» del Pulo di Molfetta, giustamente indicato dallo studioso come «il tentativo più or­
ganico e tenace» di Fortis, ancorché destinato al fallimento, di mettere in pratica i suoi ideali
di scienziato riformatore. Sulla formazione e l’opera scientifica del Fortis si veda L.
CIANCIO,
Autopsie della terra. Illuminismo e geologia in Alberto Fortis (1741-1803),
Firenze, 1995.
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D.
ARECCO,
Mongolfiere, scienze e Lumi nel tardo Settecento,
Bari, 2003, p.193. Note­
voli le pp. 93-118 dedicate allo scienziato napoletano trapiantato a Londra, Tiberio Cavallo,
definito «una delle più rimarchevoli
missing persons
di tutta la storia della scienza nel Sette­
cento». Ricordiamo che anche l’Epifani partecipò sia pure in modo marginale alle ultime fa­
si all’avventura del Pulo.
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