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ROBERTO MAZZOLA
ta trama relazioni con scienziati di spicco, come il naturalista Giuseppe
Gioeni e il chimico Giuseppe Vario, con gli intellettuali raccolti intorno
al circolo massonico dei fratelli Di Gennaro e in particolare con espo
nenti deH’intellettualità «provinciale» come Melchiorre Delfico, Ciro Sa
verio Minervino, i fratelli Giuseppe Maria e Giuseppe Graziano Giove-
ne, Saverio Mattei, Giacinto Poli. Alcuni di questi personaggi gioche
ranno a vario titolo un importante ruolo nella tormentata vicenda della
nitreria pugliese. Il ritorno di Fortis in Puglia nell’estate dell’83 si collo
ca in un momento particolarmente difficile per lo scienziato riformato
re che nel 1779 aveva visto vanificate le residue speranze di ottenere una
cattedra universitaria a Pavia; né migliore esito aveva avuto nel 1781 l’in
teressamento di Filangieri e di Delfico per un incarico presso l’ateneo
napoletano. Sollecitato forse dagli amici meridionali, primo fa tutti Mel
chiorre Delfico, Fortis decideva di mettere a disposizione del re di Na
poli il proprio bagaglio di conoscenze mineralogiche e chimiche. Forte
delle nozioni accumulate sul «campo», raccolte nelle
Lettere geografico-
fisiche sopra la Calabria e la Puglia
(Napoli, Porcelli, 1784), alla fine
dell’83 lo scienziato veneto proponeva alla corte napoletana di avviare
un moderno ed intensivo sfruttamento della nitreria di Molfetta. Si di
ceva convinto della potenziale ricchezza del sottosuolo meridionale fino
ad allora trascurata dallo Stato e dagli stessi mineralogisti meridionali,
ad eccezione del Vario, le cui proposte, però, sottolineava non aver tro
vato udienza a corte. Nel manoscritto autografo,
Resoconto sulle minie
re del Regno di Napoli
(conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli,
Segreteria di Guerra e di Marina f. 644, cart. 7. cc. 5-10), Fortis soste
neva non solo la tesi dell’origine minerale del nitro del Pulo; più in ge
nerale,
la Puglia e la Calabria e la Sicilia devono avere immancabilmente altre
miniere di questo sale, e nelle pietre calcare, e nelle campestri; ricchezza fi
nora sconosciuta e che messa in valore produrrà il gran bene di sollevar i po
poli dall’intollerabile peso delle salnitriere piantate sull’attuale sistema, e
quello di rendere ancor più considerabili le finanze del Sovrano di questi fe
licissimi Regni15.
Considerata l’importanza del salnitro per la fabbricazione della pol
vere da sparo, non sorprende il pronto interessamento del ministro di
guerra e marina Acton, impegnato in un deciso programma di riforma
dell’esercito borbonico. L’ autorizzazione concessa al Fortis di preleva
re i campioni da inviare a Napoli per le indispensabili prove di labora-
15 Ivi, p. 42.