PIETRO PIOVANI E IL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
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Sfatata la leggenda storiografica (spaventiana) di un Vico estraneo al
la cultura del proprio tempo, di un pensatore incompreso nel presunto
«vuoto» filosofico da Campanella a Vico, gli studi del «nuovo corso» so
no stati sollecitati anche dai programmi del «Bollettino» ad approfon
dire i temi posti, innanzitutto, dal «Vico giovane» e dal «previchismo»
che Piovani stesso si dichiarava disposto ad adottare, lontano da inac
cettabili «esclusivismi» e convinto che «senza Vico all’orizzonte, certe
vie non sarebbero mai state frequentate dalla ricerca»26. La consapevo
lezza critica raggiunta non appariva contingente, suscitata da motivi
esterni o esteriori di lettura. La provocava, invece, l ’intenzione teorica
di sostenere il carattere costitutivamente storico della storia della filo
sofia che Piovani stesso perseguiva, concordando con Garin, erudito e
filologo perché «chiede e fa una storia della cultura filosofica collauda
ta nel contatto diretto con le idee [ ...] nel contesto cui appartengono,
nelle maniere in cui si sono plasticamente realizzate [ ...] , pur nell’uni
tarietà del loro procedere da una matrice potente»27. E bastata la tra
duzione di tale giudizio nella ricerca concretamente perseguita, per cor
reggere molti tratti approssimativi delle letture troppo teoreticamente
definitorie. È quanto hanno documentato i contributi di uno dei primi
collaboratori del «Bollettino», il professore italo-americano Gustavo
Costa, studioso a Berkeley di Vico e dell’antiquaria europea con parti
colare riferimento alla cultura tedesca dei Krause e dei Walch, dei
Mencke e degli Jòcher e al grande tema della «barbarie gotica» e della
l’iconografia di Giambattista Vico (1744-1991),
Napoli, 1993 e Id.,
Documenti e ipotesi sull’i
conografia vichiana nell'Aula Magna (con Appendice),
in
L’Aula Magna della Federico II. Sto
ria e restauro,
a cura di A. Fratta, Napoli, 1998, pp. 89-143.
26 P.
P
iovani
,
Il Centro di Studi Vichiani,
cit., pp. 10-11. Nell’ampia memoria accademi
ca del 1959, che traeva spunto dalla monografia di Biagio de Giovanni del 1958 su Francesco
D’Andrea, l’indagine sul
Pensiero filosofico m eridionale tra la nuova scienza e la «Scienza nuo
va»
contribuiva a giudicare «pericolosa» e «anche, forse, ingannevole» la prospettiva del
pre
vichismo,
pur riconoscendone inevitabile l’impiego per comprendere come quel pensiero
«per
se stesso
[...] viva
prima d i Vico
e che cosa questo suo vivere significhi». Proprio da questo
punto di vista è stato rilevante l’impegno teorico autonomo di Piovani, teso a sottolineare, nel
la ricostruzione del de Giovanni, la centralità della tendenza antimetafisica della filosofia me
ridionale
previchiana,
coerente con il prevalente interesse per l’
esperienza
e le forme di
speri
m entalismo
antisistematico (ID.,
Ilpensierofilosofico m eridionale tra la nuova scienza eia
Scien
za nuova, in «Atti dell'Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Nazionale di
Scienze, Lettere e Arti in Napoli» LXX, 1959, pp. 7-8 dell’estratto, poi in
FNV,
pp. 18-19).
Sul tema rinvio al mio
Pietro Piovani e il Centro di Studi Vichiani,
cit., in partic. pp. 168-169.
27 Così in P. Piovani [a proposito de
La bibliografia d egli scritti di Eugenio Garin,
Bari,
1969] in
\n., Scandagli critici,
a cura di F. Lomonacoe G. Di Costanzo, Napoli, 1986, pp. 302-
303. Su questo testo si veda l’utile intervento di G.
CACCIATORE,
Vico e il vichism o n egli
Scan
dagli critici
di Pietro Piovani,
in questo «Bollettino» XIX (1989), pp. 241-249.