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RECENSIONI
retto e indiretto di stimolo a studi e a problemi impensabili fuori dall’orizzon
te della
Scienza nuova.
Da qui la molteplicità di temi e figure esaminate che san
no bene rendere omogeneo il volume in grado di attestare - sia pure da posi
zioni differenziate - un impegno fortemente teorico concentrato su due princi
pali direttrici, «l’una che [...] si è imbattuta nel grosso nodo teorico, di natura
etica, del nesso tra individualità e universalità, tra individuo e comunità di ap
partenenza; l’altra che - investendo il tema più determinato, ma teoricamente
più impegnativo, dell’ ‘età eroica’come tempo di una ‘logica’, di un linguaggio
[ ...] - si dirige in ultimo appunto sullo statuto del discorso, della ragione, e di
ciò che appare palesarsi come suo oscuro fondo produttivo, o magari inaggira
bile eccedenza»
(ibid).
Un primo livello della ricerca ha impegnato autori e testi che precedono Vi
co e lo considerano quale emblematico punto di arrivo di un complesso pro
cesso di trasformazione della nozione e della figura dell’eroico dall’ambito mi
litare a quello intellettuale. Ricco di stimolanti proposte interpretative, lo stu
dio di Massimo Lollini
(Filosofia ed eroismo tra Socrate e Vico
, pp. 3-18) parte
dall’esame dei caratteri del «modello classico» (socratico) (p. 3), per spiegarne
la trasformazione neH’intellettualismo della cultura umanistico-rinascimentale
italiana, da Coluccio Salutati a Niccolò Machiavelli. Su quest’ultimo si soffer
mano gran parte dei contributi nella prima sezione del volume, interessati - an
che con esplicito richiamo a Vico - a una riflessione critica nata dal riconosciu
to primato dei valori del
pubblico,
entro una prospettiva di matrice umanistica
ma anche di consapevole respiro moderno, incline da un lato ad atteggiamenti
di netto contrasto con letture utilitaristiche e particolaristiche (e relative prati
che di
malizia
e di
dissimulazione)
e, dall’altro, disposte a considerazioni di or
dine etico, politico e antropologico, implicanti il confronto con i processi di ge
nesi e di governo della società non deterministicamente o armonicamente orien
tati al
Sommo Bene.
Il tema attraversa le riflessioni di Jorge Velàzquez Delgado
su
La cuestión de la gloria en el imaginario politico de Nicolas Maquiavelo
(pp.
19-36) e le pagine di Alain Pons dedicate a
Le «Philosophe de cour» de Casti
glione à Vico
(pp. 37-47). Quest’ultimo interprete offre una sintetica ma acuta
storia del progetto di educazione «de type humaniste», espresso nel
Cortegiano
da una «forte exigence morale et méme métaphysique» (p. 44), per giungere al
noto modello vichiano del «filosofo di corte», opposto a quello astratto di ma
trice cartesiana. Il tutto passando per la pratica barocca di simulazione, coerente
con l’identità di un individuo che «cherche à s’affirmer par tous les moyens en
élaborant des stratégies de la réussite» (p. 46). Tra i pensatori più rappresenta
tivi di tale evoluzione Pons ricorda, accanto a Lorenzo Ducci, gli scritti di Bal-
tasar Graciàn, del quale privilegia la tematica delF«ingegno», non solo «source
du jeu verbal du courtisan», ma strumento degli «hommes d’exception» per sce
gliere «une situation» e dominarla
(ibid.).
Sta qui la possibilità di intercettare
temi e problemi delle variegate discussioni che accompagnano e, insieme, ab
bandonano, oltrepassandoli, Machiavelli e il machiavellismo, proponendo una
più sofisticata immagine dell’eroe. Opportunamente, nel volume sono nutrite e