RECENSIONI
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Montaigne), come l’A. sottolinea utilizzando la ricognizione di Costa, nel 1988,
sulla genesi del concetto vichiano di
fantasia
(p. 145 e n.; cfr. in questo «Bollet­
tino» XXI, 1991, p. 212). Coerentemente il discorso si estende alla
Scienza nuo­
va
e, in particolare, alla celebre «tavola» introduttiva che nella sua doppia fina­
lità, «esplicativa» e «didattico-memorativa» (p. 148), documenta analogie e va­
rianti rispetto al modello dell
'Iconologia
di Cesare Ripa, prospettando l’erosio­
ne della «rappresentazione» degli eroi cui si oppone la «raffinata, sensibile im­
magine dell’astrazione del concetto di eroismo» (pp. 152, 153).
Si delinea con ciò un ambito di discorso in cui particolare rilievo è dedica­
to alla riflessione sulle «imprese» nell’opera di Vico e in un’ampia, contempo­
ranea produzione di carattere letterario, oggetto dello stimolante studio di Mi­
chele Rak (
Immagine, idolo, figura, idea, fantasma. Dall’immagine alla scrittura
nella ‘Scienza nuova’del 1744,
pp. 271-308). Egli si concentra sugli esiti più no­
ti della meditazione vichiana e, in particolare, su «una ipotesi materialista (il sa­
pere è una alterazione del corpo/mente)» che regge l’auspicata costruzione
dell’«unità della conoscenza» (p. 308). Lo scopo è di riconoscere nel modello
di evoluzione ciclica della storia della cultura e della società la funzione centra­
le deU’«immagine mentale» (p. 271) e di quell’aggregato di immagini collettive
trasmesse dal discorso della «letteratura» in quanto «arte della visione» con cui
si fondono «pratiche e usi sociali facendo convergere [... ] la ricerca barocca sul­
l’immagine e sulle passioni nella ricerca illuminista sulla formazione e i compi­
ti delle società» (p. 273). E, questo, l’ampio orizzonte teorico della ricostruzio­
ne di Rak che prospetta la varietà e le trasformazioni delle età del corso storico
vichiano, privilegiando il ruolo della
fantasia
nell’«arte» della
memoria
e del-
l’
ingegno
(p. 296). Con riferimento aU’«immagine» e alle sue diverse forme
(fan­
tasma, idolo
e
lettera)
si prospetta l’estesa costellazione delle fonti culturali del­
l’eroismo di interesse vichiano, derivato da «opere, eventi e tradizioni», da «trat­
tati di storia politica» e dal «modello comunicativo», dal «lessico della lettera­
tura celebrativa, delle feste e del teatro» (p. 304).
Per tutto ciò la stessa nozione di
letteratura
estende il suo raggio d’azione,
risultando sintesi di forme ed espressioni attinenti a luoghi differenziati di vita
culturale e politica. Da tale punto di vista complementare alla ricerca di Rak è
l’intervento di Carmela Lombardi
(Storia della cultura e teoria della letteratura:
dalle lezioni dell’Accademia diMedinomeli alla ‘Scienza nuova di Vico,
pp. 155-
163), efficace nell’introdurre ad ambienti già indagati nelle pagine di Suppa. Un
interesse non retorico per le idee di
eroe
e di
gloria,
liberate, nelle
Lezioni
di Vin­
cenzo d’Ippolito, da ogni equivoco utilitarismo egoistico (pp. 165, 167), ritor­
na nel significato prevalentemente
civile
degli interventi di Gregorio Caloprese
e Niccolò Caravita. Nei loro scritti - sia pure tra inevitabili differenze di tono
storico e filosofico - la tematica degli eroi consente di stabilire interessanti «coin­
cidenze con punti chiave della
Scienza nuova»
(pp. 156, 162) che l’interprete
identifica nella «fondazione delle città» e nella «legiferazione», rivelazione del­
la «naturale disposizione degli uomini alla socialità e alla comunicazione» (pp.
157-158).
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