RECENSIONI
187
ti, eppure non priva di penetranti suggerimenti critici che la Donzelli opportu
namente riferisce al Vico filosofo della storia dell’uomo e teorico dell’«eroismo
dello spirito» in opposizione al perdurante cartesianesimo tra Settecento e Ot
tocento. Un’interpretazione, questa, che consente all’autore del vichiano
Di-
scours sur l’unité de la science
(1825) di conciliare la propria concezione ro
mantica della storia con il «suo sentirsi figlio della Rivoluzione ed erede dell’il
luminismo», capace, soprattutto, di identificare in grandi
figure
come la Fran
cia, il Popolo e l’Umanità le forze che si definiscono incessantemente nella e per
la storia (p. 390).
L’Illuminismo e le sue eredità «dialettiche» in Adorno e Horkheimer, auto
ri del noto apologo di Ulisse, simbolo della «nascita della scissione sociale» (p.
395), sono il punto di avvio dell’originale studio di Augusto Placanica (
Ulisse:
un eroe vichiano tra Sofocle e Adorno,
pp. 395-406) che del protagonista del-
YOdissea, universalefantastico
ed «eroe della sapienza» ricostruisce, in elegan
te ed efficace sintesi, la tradizione interpretativa classica e moderna, da Sofocle
a Vico. Per questi Ulisse non è solo l’eroe della conoscenza e del pensiero, la
personificazione del contrasto tra «la ragione e la nuda natura» (p. 397), ma l’e
splicita identificazione
deU’essere
dell’uomo con
Yazione
in vista del
potere.
Il
filosofo tiene conto non tanto della narrazione omerica in sé ma della percezio
ne postomerica dell’eroe della scissione. In proposito l’interprete cita ed esa
mina i luoghi della
Scienza nuova
del 1725 dedicati al «Principio della giuri
sprudenza rigida degli antichi» e al tema «Dell’inarrivabile facultà poetica eroi
ca d’Omero». Qui l’irreprensibile ipocrisia dell’Ulisse «civile» si coniuga con il
suo «agire ingannatore»» e rinvia, nello stesso tempo, amotivi fondamentali del
la critica della società contemporanea (p. 399), discussi dall’interprete, evocan
do l’originale voce di Musil e del suo «uomo senza qualità»
(ihid.)
cui corri
spondono le ragioni della radicale crisi dell’eroico e della sua concettualizza
zione, la proliferazione di vecchie e nuove «retoriche» nelle varie forme di co
municazione linguistica, tipiche delle società comunicative di massa del Nove
cento.
La questione del linguaggio e la ricostruzione dei motivi teorici dominanti
la filosofia tedesca contemporanea interessa le pagine di Stephan Otto
(La de
costruzione della «ragione eroica» nella filosofia classica tedesca: Vico, Kant, Fi
che, Hegel,
pp. 365-379), più decisamente orientate
attorno
e
oltre
Vico. Con
statata la caduta di interesse teorico per la questione dell’eroico nella congiun
tura «accademico-filosofica» contemporanea, l’A. riconosce che nel «cammino
dell’attuale critica della ragione» il problema della «nascosta razionalità» del
mi
to
incontra l’idea dell’eroico e il suo appello alla ragione, proprio della rifles
sione filosofica (p. 365). Da qui per Otto - come, a suo modo, per Placanica -
la centralità dei caratteri di ‘scissione’ interni alla lingua eroica nella sua posi
zione intermedia tra la parola poetica e quella articolata fino all’incremento del
l’astratta comprensione razionale (p. 374). In tale
«medietà eroica»
a emergere
è il ruolo centrale assegnato dal
De ratione
all’
inventio
che, a giudizio di Otto,
mette in rilievo il valore della nuova sintesi tra la definizione
topica
della molte-