RECENSIONI
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prete - la complessa e più alta lezione di Vico, la sua diretta e potente eredità
per l’intera cultura occidentale. All’antinomica «parola» della storia rivolge at
tenzione la parte conclusiva del discorso dedicata all’origine e ai limiti della ra
gione, riscattabili soltanto in un orizzonte di senso teologico, adattato alla defi
nizione vichiana della
Scienza nuova
quale «teologia civile ragionata della Prov
videnza» ma disposta a lasciare insoluta la questione della libertà dell’uomo nei
suoi fatti e nei suoi accadimenti. Ciò che resta problematico, nella lettura di Vi
tiello, non è l’esistenza di un ordine eterno, necessario in Vico alla compren
sione della storia, ma la possibilità di un autonomo svolgimento di quest’ultima
alla luce di una distinzione (che non sia separazione) tra atto e potenza, tra le
cause finali e quelle motrici del divenire. Credo possa cogliersi qui uno degli as
si problematici portanti di questa ricerca sull
'eroico
che nella sua articolazione
complessiva introduce elementi di indubbia originalità nella lettura contempo
ranea di Vico e può efficacemente stimolare al confronto tra diverse sensibilità
culturali la «mente eroica» dell’interessato lettore.
F
abrizio
L
omonaco
R
omana
B
assi
,
Canoni di mitologia. Materiali per lo studio delle fonti vi-
chiane,
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005, pp. 103.
Lo studio nasce dall’esigenza di individuare e selezionare le fonti presumibil
mente consultate da Vico riguardo il tema del mito e della sua interpretazione.
Ordinato come un vero e proprio regesto - dal carattere «indiziario, non
probatorio» (p. 22) - il lavoro si profila in funzione ausiliaria di una preceden
te e ben documentata monografia sul mito in Vico (per la quale cfr. in questo
«Bollettino» XXXV, 2005, pp. 207-211), e mira a delineare la metodologia d’in
dagine del filosofo napoletano nei confronti di tale materia. Il dissenso esplici
to e spesso polemico nutrito da Vico nei confronti delle teorie proposte dalle
letture prese in esame costituisce per Bassi «un buon punto di partenza per va
lutare come, attraverso il rifiuto di queste soluzioni, si origini e si sviluppi, dal
De uno
alla
Scienza nuova
del 1744, l’elaborazione di quei canoni mitologici che
servono a illustrare secondo moduli originali la nascita dell’umanità e della sto
ria» (p. 7). Difatti, se pure è innegabile che l’interpretazione storico-antropolo
gica del mito avanzata da Vico respinga le tesi di fondo di quegli scritti, essa non
può fare comunque a meno di trarne gli spunti e le sollecitazioni che sono alla
base delle due questioni che muovono l’interesse del filosofo nei confronti dei
miti: quella sulla loro origine, e quella sul loro significato.
L’A. concentra, pertanto, l’attenzione della propria accurata ricerca sulle
opere riguardanti la mitologia apparse a stampa durante un arco temporale che
a partire dal Cinquecento arriva fino al 1744, e sicuramente presenti a Napoli
nella prima metà del Settecento, valutandone sempre la diffusione e la localiz
zazione in contesti presumibilmente accessibili a Vico, fino ad identificarne, in