RECENSIONI
191
plessivo, in ogni sezione entro cui si articola l’analisi, offrendo ai lettori una lo
gica ripartizione della materia entro due livelli contenutivi ben costruiti: quello
delle fonti esplicite, e quello delle fonti implicite e delle opere di possibile con
sultazione da parte del filosofo. L’A. chiarisce che «rilevare le fonti esplicite che
Vico utilizza per illustrare la propria teoria del mito è relativamente semplice,
nonostante il filosofo ricavi talora gli spunti più fecondi da opere di carattere
iconografico, etimologico, linguistico, apparentemente irrelate alle tematiche
mitiche, e trascuri proprio quelle opere che ci si aspetterebbe di trovare» (p.
21). Sono allora indicati tra esse solo quei testi dei quali nel
corpus
vichiano com
pare il titolo dell’opera «in forma priva di ambiguità, o il nome di un autore da
cui sia possibile identificare con piena evidenza l’opera citata»
(ibid.),
mentre
ben più complesso e arbitrario è, invece, il caso delle fonti implicite che, entro
l’economia del regesto, sono registrate in una sezione autonoma. In questa se
conda unità dello studio le opere delle quali l’A. fornisce i riferimenti sono quel
le che Vico
avrebbe potuto
leggere e consultare, perché largamente diffuse nel
l’ambiente napoletano del secolo XVIII, tanto da contribuire a delinearne le po
sizioni di pensiero più accreditate riguardo la materia mitica.
Che si tratti di fonti esplicite o implicite, Bassi, in primo luogo, individua
le opere pertinenti ai miti presenti a Napoli ai tempi di Vico, indicando sem
pre di esse i dati inerenti alle edizioni, mentre solo in un momento successivo
dell’indagine accerta l’identificazione degli esemplari, e comunque solo nel ca
so in cui i libri registrati nei cataloghi storici consultati manchino di trovare
corrispondenza negli attuali fondi librari. Di ciascuna opera, schedata nell’or
dine alfabetico dell’autore, è segnalata la data di pubblicazione della prima edi
zione, insieme ai dati di eventuali stampe successive, in considerazione del fat
to che la riedizione di un testo offre, molto spesso, una versione accresciuta e
più ricca di esso. È poi indicata la segnatura soltanto di quegli esemplari che
Bassi accerta essere stati visti da Vico: di essi, per misurarne il grado di diffu
sione, sono registrate pure, con puntuale precisione e grande utilità per gli stu
diosi che si avvarranno di questo lavoro, tutte le segnature presenti nei vari re
pertori catalografici consultati. Sempre e in ogni caso segue ad ogni opera re
gistrata una ricca e dettagliata spiegazione della stessa, dove l’A. riporta noti
zie di estrema importanza, quali un breve sunto della materia esposta nello
scritto con la relativa illustrazione dell’articolazione di essa, un rapido cenno
all’autore, l’informazione editoriale dove Bassi chiarisce se si tratti di un
’editio
princeps
o di una ristampa, indicando, in questo caso specifico, con puntuale
perizia ogni eventuale aggiunta o soppressione rispetto alla prima edizione, la
presenza di annotazioni, dediche, introduzioni, prefazioni o postfazioni, l’e
ventuale esistenza di un corredo di note, di indici analitici e di tavole delle va
rianti o degli emendamenti, fino a riportare, nei casi più probanti, alcuni pas
si significativi, e comunque sempre chiarendo i dati inerenti ai rimandi vichia
ni - di certo nei casi in cui essi siano individuabili in modo esplicito o quanto
meno implicito - oltre che i riferimenti, a volte risultati arbitrari, delle attri
buzioni ad opera di Nicolini.