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RECENSIONI
un’autobiografia intellettuale, e come tale confrontato alla
Vita
vichiana, il rap­
porto tra passato e presente è annullato, reciso. La maturità dell’oggi, che ha
possibilità di accesso alla conoscenza e al vero, è stata conquistata proprio gra­
zie ad un accorto annullamento del passato infantile ed adolescenziale, luogo di
errore. Al contrario, Vico nel narrare la propria vita - tutta concentrata sull’e­
mersione e la costruzione di idee - ne cerca e ne mostra il ‘filo’ininterrotto, uni­
ficando passato e presente in una prospettiva fortemente teleologica, affine a
quella disegnata nella
Scienza nuova.
La stesura del suo capolavoro costituisce
il fine cui tendono esperienze diverse e spesso dolorose, fine al quale non è del
tutto estranea una certa ambizione ad una gloria tutta terrena, che dà, al teleo-
logismo stesso, una coloritura secolarizzata, mondanizzata, e che finisce per riav­
vicinare il discorso vichiano a quello di Cartesio.
L’ultimo capitolo («Tra barocco e postmoderno», pp. 119-142) accoglie la
lettura del pensiero vichiano come compimento supremo del barocco, soste­
nuta recentemente in particolare da Andrea Battistini. Lo spazio teorico accor­
dato alla metafora, all’immaginazione e alla poesia, le poliedriche declinazioni
del sapere ingegnoso, sono tutti elementi che permettono certamente di ascri­
vere Vico alla cultura barocca. L’A. propone poi di leggere quest’ultima «attor­
no al centro focale rappresentato dalla categoria del
senso»
(p. 124), nelle nu­
merose accezioni enucleate nei capitoli precedenti. Ma l’arretramento verso la
cultura seicentesca non è, per il Vico, un attestarsi su posizioni retrograde. An­
zi, esso garantisce la possibilità di ascoltarlo anche e soprattutto oggi, in parti­
colare all’interno di quell’ampio e variegato atteggiamento teorico generalmen­
te definibile come «postmoderno», che tanto ha in comune, in fondo, con il ba­
rocco: la multidirezionalità, l’abbandono di ogni prospettiva esclusivamente ra­
zionalista, l’accettazione dell’indeterminato e dell’informe, l’elasticità e la capa­
cità di spostare sempre di nuovo i confini della ricerca. «Dunque, quasi para­
dossalmente, si potrebbe dire che quanto più ci sforziamo di collocare Vico nel
suo tempo, nella cultura in cui egli affonda le sue radici, tanto più riusciamo a
scorgerne la sorprendente attualità» (p. 138).
M
onica
R
iccio
Religione, cultura epolitica nell’Europa dell’Età moderna. Scritti offerti aMa­
rio Rosa dagli amici,
a cura di C. Ossola, M. Verga, M. A. Visceglia, Firenze, Ol-
schki, 2003, pp. VI-705.
È impossibile dar conto esaurientemente, nello spazio di una recensione, dei
trentasei saggi che compongono il volume di
Festschrifts
dedicato a Mario Ro­
sa. Il disporsi dei contributi attorno a «problemi e argomenti che sono stati al
centro della sua ricerca» a partire dalla metà degli anni Cinquanta, sottolineato
dai curatori nella breve e intensa
Dedica,
fornisce al volume unitarietà e coe­
renza, ma ne distribuisce al tempo stesso i contenuti entro orizzonti cronologi-
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