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RECENSIONI
Le ricerche su Lami hanno rappresentato per Rosa il preludio di una vasta
indagine sui rapporti fra politica, cultura e religione che ha innovato fortemen­
te la visione del Settecento italiano, contribuendo a liberare gli studi sui suoi
aspetti religiosi dai vincoli di una storiografia ecclesiastica di impronta marca­
tamente apologetica, e a sfumare il paradigma della contrapposizione frontale
fra i Lumi e le Chiesa ponendo all’attenzione degli studiosi il significato delle
correnti
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cattolica.
Nell’ambito di queste ultime si situa quell’«intreccio» fra erudizione, istanze
di «regolata devozione» e aspirazioni alla «pubblica felicità» che trova una fon­
damentale espressione nell’opera di Muratori e di cui, secondo Carlo Ossola, Car­
lo Denina è «erede e testimone estremo» (p. 582). Ossola commenta la genesi del
suo trattato
Dell’impiego dellepersone,
oggetto, per le pressioni della corte sabau­
da sul governo toscano e sul papa, dell’«ultimo rogo di libri, forse, nella storia del-
l’Antico Regime» (p. 579), di cui ha recentemente curato la riedizione per i tipi di
Olschki sulla base della copia del manoscritto conservata presso gli eredi dell’au­
tore. In essa, riprendendo una polemica già presente nelle
Rivoluzioni d’Italia,
la
criticanei confronti della condizione improduttiva di ampi settori del clero, espres­
sa non per polemica anticlericale bensì alla luce dell’ideale di una società «intera­
mente ergonomica», si accompagna alla condanna degli ostacoli all’ascesa sociale
degli strati inferiori e delle «frivole abitudini» dei nobili, come quella della caccia,
«che potrebbero ricondurre la società allo stato ferino» (p. 581).
Negli sviluppi tardosettecenteschi
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cattolica un ruolo fon­
damentale è rivestito dal riformismo ricciano-leopoldino, cui lo stesso Rosa ha
dedicato numerosi lavori. Al crocevia fra le istanze di «pietà illuminata» e la po­
litica ecclesiastica di Pietro Leopoldo si colloca il provvedimento del marzo 1785
che abolisce le compagnie e le congregazioni fiorentine: Alessandra Contini ne
ricostruisce la genesi e l’impatto sociale, nonché le fortune e le sfortune «delle
forme alternative della politica associativo-religiosa create dal riformismo leo-
poldino» (p. 406), ponendo in luce le resistenze delle forme popolari di devo­
zione ma anche quella «vischiosità e ambiguità del procedere riformistico» più
volte sottolineata da Rosa (p. 429). Daniela Lombardi esamina invece il Decre­
to promulgato dal Sinodo di Pistoia in materia di matrimonio, teso da un lato a
riaffermare secondo il dettato tridentino - ma anche secondo la tradizione par-
rochista e richerista - il ruolo esclusivo del parroco nell’amministrazione e nel­
la sanzione del matrimonio, dall’altro ad attribuire al potere civile un rafforza­
to controllo sugli impedimenti e sugli sponsali.
Ad un contesto politico della Toscana non interessato alle riforme ricciane
fa riferimento il saggio di Saverio Russo, che nel ricostruire le vicende dell’O-
spedale di Sant’Antonio della Carità di Lucca lungo il corso del secolo rileva
l’alternarsi di fasi di prosperità e di declino per quanto riguarda le manifatture
interne del Luogo Pio, cui fa riscontro la costanza nel tempo delle condizioni
di privazione fisica e morale dei poveri che vi erano rinchiusi.
Sull’area toscana insistono gran parte dei contributi inclusi nella sezione
«Cultura, erudizione, storiografia», come quelli dedicati da Achille Olivieri al
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