RECENSIONI
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za del maggio 2003 dedicato alla
Scienza nuova
, incontro organizzato dal me
desimo Centro, dall’istituto per Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Mo
derno e dall’istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. All’origine del
l’evento, segnala André Tosel nella
Prefazione
, si situa l’esigenza di ridestare la
‘questione teorica’ di Vico, la quale esigenza ha contestualmente la necessità di
passare al vaglio alcuni momenti fondamentali della critica vichiana. Ripropor
re il ‘problema filosofico’ di Vico equivale a ripetere il segreto iniziale dell’ori
gine di un pensiero - attività alla quale contribuisce il lavoro storico-filologico
di revisione del
corpus
vichiano - e ripensare le determinazioni della sua ‘scien
za’in quanto metafisica, storia, sapienza, diritto. Significa anche riferirsi ai prin
cipali luoghi ermeneutici che più hanno caratterizzato la sua recezione, giacché
è attraverso la loro fortuna che l’opera vichiana è stata di volta in volta accolta
come espressione di vari storicismi o delle filosofie della storia, del provviden
zialismo cattolico o della tradizione neoplatonica e rinascimentale. Il lavoro, che
è, nel rispetto dei princìpi vichiani, filologico e filosofico insieme, ha l’obiettivo
primario di restituire Vico a se stesso e al suo tempo - sottolinea Giuseppe Cac
ciatore nel suo intervento
(Interprélations historicistes de la
Scienza nuova, pp.
45-63) - mettendo a tacere «una serie di luoghi comuni condizionati, innanzi
tutto, dalla categoria del precorrimento» e di «ricontestualizzare» la «sua filoso
fia nel suo tempo» (p. 45). All’interno delle interpretazioni dello storicismo ita
liano si colloca la celebre e contestata formula crociana secondo la quale Vico
avrebbe rappresentato
«il secolo decimonono in germe
», che - si è sostenuto - in
trodusse nella critica la contestata figura del ‘precorrimento’. Quella di Croce è,
al pari di altre magistrali letture, una proposta interpretativa che non disgiunge
la ‘scoperta’di Vico dalla contestuale elaborazione di una personale riflessione
la quale, nel farsi autonoma, cerca la propria autorità nei suoi
auctores.
Anche
Gentile, come ricordato da Thierry Gontier nel suo contributo
(Science de l’hi-
stoire ou métaphysique de l’esprit? Linterprétation actualiste de la
Science nou-
velle, pp. 81-98), si è occupato di Vico a ridosso dell’elaborazione della
Teoria
generale dello spirito come atto puro;
e non è da escludere che i suoi saggi vi
chiani possano essere interpretati come un codice teoretico che supera e perciò
feconda l’interpretazione. Si pensi difatti alla riscrittura del celebre principio
della conversione di vero e certo che è da Gentile reso con
‘verum et fieri con
vertuntur
e ‘verum
estfactum quatenusfit'.
La sostituzione del
fieri
al
factum
è
interpretabile alla luce dell’attività dello spirito umano che si autoconosce e si
produce da sé. La tesi gentiliana ruota intorno alla convinzione che Vico non
avrebbe elaborato una «filosofia della storia» o, meglio, una «scienza della sto
ria», bensì una «metafisica dello spirito» (p. 81). L’espressione crociana, ricor
da ancora Cacciatore, nondimeno di altre, va dunque contestualizzata in modo
da poter essere interpretata da un lato come il tentativo di ‘europeizzare’Vico,
e dall’altro di introdurre l’autore nel fervido dibattito che, contemporanea
mente, si svolgeva in Francia e in Germania, paesi dove ha pesato, forse più che
in Italia, il tentativo di utilizzare Vico in funzione anticipatrice e legittimante
delle nuove ricerche sulle scienze umane. Alain Pons, autore di una nuova tra-