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RECENSIONI
elulione in lingua francese della
Scienza nuova
che è all’origine di un rinnova
mento di studi critici oltralpe, inaugura il suo intervento sulla storia
(«Histoire
idéale éternelle» et «histoire universelle» chez Vico,
pp. 7-19) prendendo le di
stanze dalla parziale versione di Michelet, al quale si deve la diffusione di Vico
nell’Europa del XIX secolo e al contempo l’accoglimento del suo pensiero co
me filosofia della storia. La fisionomia romantica e idealistica di Vico ha non
poco influenzato il dibattito tedesco sulle
Geisteswissenscha/ten
prima e sulle
Kulturwissenschaften
oggi, ricorda Jiirgen Trabant
(La Science de la langue que
parie l’histoire idéale éternelle
, pp. 245-258), il quale lamenta l’impiego dell’or-
mai superata traduzione di Auerbach e la scarsa propensione dei protagonisti
della discussione a riconoscere l’aspetto decisivo per il quale è da sostenersi che
Vico possa positivamente influenzare il cammino moderno delle scienze uma
ne. Questo aspetto è intrinsecamente legato alla determinazione del pensiero vi
chiano in quanto scienza e si sostanzia nella «ricerca dell’universale» (p. 257),
dunque nella posizione di un universale che non si definisce come il residuo del
la progressiva eliminazione del particolare ma come «ciò che lo riunisce, ciò che
lo raccoglie» e che, in quanto euristico, rispetta «profondamente la creatività
concreta dell’essere umano». E quest’ultima una delle cinque tesi nelle quali
Trabant sintetizza la sua «sematologia» (p. 248), o, come recita il titolo del suo
bel libro vichiano, «scienza nuova dei segni antichi», la quale è innanzitutto «ri
cerca delle condizioni di possibilità della verità» (p. 257). Si tratta di un pro
getto epistemologico, la cui novità consiste nel fondarsi sulle umane cose, sulla
cultura, sui prodotti materiali e intellettuali, sul lavoro di Ercole e sulla lingua
di Omero; il campeggiare di quest’ultimo nella
Dipintura,
programma icono
grafico della scienza, fa della filosofia una linguistica, o ancora il primo
lingu-
stic turn
della storia filosofica occidentale, giacché è possibile ritrovare in Vico,
tra i primi a intuire la «linguisticità del pensiero umano» (p. 251), un «diziona
rio mentale comune» (p. 248), che è la lingua che parla la storia ideale eterna:
l’essere umano non è soltanto il creatore di un ordine politico ma è altresì crea
tore dei segni che consentono di «pensare-parlare» (p. 250) nell’organizzazio
ne politica.
Nel quadro delle interpretazioni novecentesche di Vico si inscrivono anche
gli interventi di Georges Navet
(Les difficultés d’une lecture straussiene de Vico:
The Politicai Philosophy of Giambattista Vico
de Frederick Vaughan,
pp. 99-
109), che prende le distanze da un approccio straussiano alla
Scienza
e di Bai-
dine Saint-Girons (
Vico, Freudet Lacan: de laSciencedes universauxfantastiques
à celle desformations de l’inconscient
, pp. 259-284) dedicato alle influenze vi-
chiane nell’elaborazione della teoria psiconalitica. Frederick Vaughan è stato
autore di un saggio nel quale erano applicate alla
Scienza nuova
le categorie di
‘esoterico’ e ‘essoterico’ esposte da Leo Strauss in
Scrittura e persecuzione.
La
tesi di Vaughan è che nell’opera vichiana siano presenti «due livelli di significa
to» (p. 100): un primo, che esprime l’insegnamento «popolare a carattere edi
ficante», immediatamente riconoscibile, e un secondo, oscuro, che è l’autenti
co insegnamento filosofico, scritto, come il ‘non-detto’heideggeriano, soltanto