RECENSIONI
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ticolare sulla fisionomia moderna del pensatore, mediante confronti con Carte
sio, Spinoza e Bacone. Tosel pone la
Scienza nuova
a confronto con l’aspirazio
ne alla
mathesis universalis
dell’età moderna e si interroga sulla modernità del
l’opera di Vico, sulle sue relazioni con le differenti ‘scienze nuove’dell’‘età nuo
va’ (nuova scienza fisica, nuova teoria della conoscenza, nuova metafisica) e coi
campioni della modernità filosofica. Di grande interesse è il confronto con il
cartesianesimo, che ruota intorno alla questione del cominciamento, che, com’è
noto, è per Descartes metafisico, allocato «nel principio onto-logico del
cogito
che rinviene in sé il Dio creatore ridotto alla funzione di garante epistemologi
co», e per Vico è invece storico, inverato nel «mondo civile e mito-poetico pa
gano» (p. 222). In modo non dissimile su questo punto da Spinoza, Vico intro
duce nella sua scienza ciò che in Descartes era stato sospeso in quanto alieno ad
una fondazione veritativa. La scienza fisica cartesiana si tramuta in una «antro
pologia della soggettività incarnata» (p. 219), destinata al dominio sul mondo
ma chiusa nella sua costitutiva «solitudine egologica» (
ihid
.); vive dunque nella
sospensione del mondo umano, concretizzato nel linguaggio e nelle istituzioni,
in una sola parola, nella sua letteralità. Il cominciamento della scienza vichiana
si origina dalla critica all’ego veritativo, premessa della boria intellettuale. E tut
tavia, non meno della filosofia ripudiata, ‘forte’, capace di dar vita ad una ‘scien
za dell’ordine’ che ha altro campo e oggetto rispetto al sistema cartesiano. An
che la metafisica spinoziana fa tutt’uno con la critica filosofica e guarda alla di
mensione storica quando suggerisce il passaggio da regimi teocratici a forme po
litiche liberali, ipotizzando questo passaggio come la transizione dall’immagi
nazione alla ragione. In un certo modo Spinoza, nel proporre una
«historia sin
cera»
(p. 224) dei testi sacri, non è lontano dal principio vichiano che riunisce
filosofia e filologia. L’elemento che tuttavia, secondo Tosel, segna la sostanziale
differenza di Vico dall’olandese è la scoperta della potenza dell’immaginazione,
della sapienza poetica e della logica, del suo ordine simbolico e politico al tem
po stesso, nonché la persistenza nell
'Etica
spinoziana di una tensione alla
mathe
sis universalis
‘monastica e solitaria’, priva di mondo. Pinchard definisce «di
battito ad alto rischio» (p. 231) il confronto tra Vico e Bacon, confronto che de
ve innanzitutto superare l’opposizione delle interpretazioni (da Gentile a Pao
lo Rossi, passando per Croce, il quale ha però per primo intuito la persistenza
degli elementi baconiani in Vico) le quali, con differenti argomenti, avevano
troncato ogni comunicazione produttiva tra i due pensatori, riconducendo il
primato vichiano del pensiero mitico ad una reazione anti-moderna o rinne
gando le tracce di empirismo in nome della filiazione umanistico-idealistica del
napoletano. Pinchard si riferisce innanzitutto all’
Autobiografia,
dove, è noto,
Bacone è «autore» di Vico, anzi, si potrebbe dire con una certa solennità, è /'au
tore vichiano, nella misura in cui rappresenta la sintesi tra Platone e Tacito, tra
l’elemento greco e quello romano, tra - è facile desumerlo - metafisica e storia.
Non si può tuttavia ignorare la presa di distanza dello stesso Vico dal suo auto
re, in particolare sul punto di un misconoscimento dell’antichità per l’elabora
zione del metodo scientifico. Dinanzi all’ordine ideal-scientifico di Bacone, che