RECENSIONI
205
ticolare sulla fisionomia moderna del pensatore, mediante confronti con Carte­
sio, Spinoza e Bacone. Tosel pone la
Scienza nuova
a confronto con l’aspirazio­
ne alla
mathesis universalis
dell’età moderna e si interroga sulla modernità del­
l’opera di Vico, sulle sue relazioni con le differenti ‘scienze nuove’dell’‘età nuo­
va’ (nuova scienza fisica, nuova teoria della conoscenza, nuova metafisica) e coi
campioni della modernità filosofica. Di grande interesse è il confronto con il
cartesianesimo, che ruota intorno alla questione del cominciamento, che, com’è
noto, è per Descartes metafisico, allocato «nel principio onto-logico del
cogito
che rinviene in sé il Dio creatore ridotto alla funzione di garante epistemologi­
co», e per Vico è invece storico, inverato nel «mondo civile e mito-poetico pa­
gano» (p. 222). In modo non dissimile su questo punto da Spinoza, Vico intro­
duce nella sua scienza ciò che in Descartes era stato sospeso in quanto alieno ad
una fondazione veritativa. La scienza fisica cartesiana si tramuta in una «antro­
pologia della soggettività incarnata» (p. 219), destinata al dominio sul mondo
ma chiusa nella sua costitutiva «solitudine egologica» (
ihid
.); vive dunque nella
sospensione del mondo umano, concretizzato nel linguaggio e nelle istituzioni,
in una sola parola, nella sua letteralità. Il cominciamento della scienza vichiana
si origina dalla critica all’ego veritativo, premessa della boria intellettuale. E tut­
tavia, non meno della filosofia ripudiata, ‘forte’, capace di dar vita ad una ‘scien­
za dell’ordine’ che ha altro campo e oggetto rispetto al sistema cartesiano. An­
che la metafisica spinoziana fa tutt’uno con la critica filosofica e guarda alla di­
mensione storica quando suggerisce il passaggio da regimi teocratici a forme po­
litiche liberali, ipotizzando questo passaggio come la transizione dall’immagi­
nazione alla ragione. In un certo modo Spinoza, nel proporre una
«historia sin­
cera»
(p. 224) dei testi sacri, non è lontano dal principio vichiano che riunisce
filosofia e filologia. L’elemento che tuttavia, secondo Tosel, segna la sostanziale
differenza di Vico dall’olandese è la scoperta della potenza dell’immaginazione,
della sapienza poetica e della logica, del suo ordine simbolico e politico al tem­
po stesso, nonché la persistenza nell
'Etica
spinoziana di una tensione alla
mathe­
sis universalis
‘monastica e solitaria’, priva di mondo. Pinchard definisce «di­
battito ad alto rischio» (p. 231) il confronto tra Vico e Bacon, confronto che de­
ve innanzitutto superare l’opposizione delle interpretazioni (da Gentile a Pao­
lo Rossi, passando per Croce, il quale ha però per primo intuito la persistenza
degli elementi baconiani in Vico) le quali, con differenti argomenti, avevano
troncato ogni comunicazione produttiva tra i due pensatori, riconducendo il
primato vichiano del pensiero mitico ad una reazione anti-moderna o rinne­
gando le tracce di empirismo in nome della filiazione umanistico-idealistica del
napoletano. Pinchard si riferisce innanzitutto all’
Autobiografia,
dove, è noto,
Bacone è «autore» di Vico, anzi, si potrebbe dire con una certa solennità, è /'au­
tore vichiano, nella misura in cui rappresenta la sintesi tra Platone e Tacito, tra
l’elemento greco e quello romano, tra - è facile desumerlo - metafisica e storia.
Non si può tuttavia ignorare la presa di distanza dello stesso Vico dal suo auto­
re, in particolare sul punto di un misconoscimento dell’antichità per l’elabora­
zione del metodo scientifico. Dinanzi all’ordine ideal-scientifico di Bacone, che
1...,195,196,197,198,199,200,201,202,203,204 206,207,208,209,210,211,212,213,214,215,...272