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RECENSIONI
è in difetto di tempo e di spazio, in una sola parola, di storicità, Vico è presen
tato dall’A. come il «difensore della terra» (p. 233), in nome di un «diritto del
la terra e della misura umana» (p. 234) che deve impedire all’umano di sconfi
nare nel gretto idealismo che contravviene all’ordine terrestre. Già Croce, Pin-
chard lo evidenzia, aveva ricordato che Bacone concepiva una primitiva uma
nità fondata sulla sensazione. Il passo decisivo di Vico - interviene l’A. - consi
ste nell’aver dato vita ad una vera e propria «assiomatica mitologica» (p. 237) i
cui punti decisivi sono l’intuizione della mitologia come
logos
del
mythos
, for
ma universale dell’immaginazione, dunque allegoria che è «
diversi-loquium
»
(ibid
.). Il
cogitare-videre
applicato alla storia conduce allora al punto che Baco
ne aveva già intuito, vale a dire verso quell’esperienza mitica del mondo che, an
che ricorrendo all’ausilio delle immagini, al
Yeidolon Ae\Yeidos,
può nascondere
e svelare. Anche l’intervento di Stephan Otto
{Contextualitéscientifique et con-
vertibilité philosophique. La réponse de la
Science nouvelle
à la crise épistémo-
logique de lapremière modernité,
pp. 141-160) si incentra sulla persistenza del
modello scientifico della modernità alla base della
Scienza nuova.
L’opera vi
chiana si pone come «una risposta antropologica alla crisi epistemologica del
l’età ‘classica’» (p. 144), a quella ristrettezza di prospettiva che misconosce il
particolare, non avendo l’ardire tuttavia di chiudersi in una sistematica. È sem
mai una «programmatica infranta» (p. 145) che però, proprio in virtù delle sue
interruzioni e frammentazioni, permette una «contestualizzazione». «Deconte
stualizzato» è l’ideale moderno di scientificità, nella misura in cui tende a sta
bilire la prevalenza dell’ordine razionale su quello fattuale, di formulare le sue
questioni indipendentemente da un «contesto». Il criterio di sistematicità di Vi
co è invece sapienziale, si collega a quella ‘sapienza’ che, nelle sue molteplici
manifestazioni, effettua l’umanità, «sapienza del pensiero, dell’azione e della pa
rola»
(ibid.).
L’importanza che ha la sapienza poetica o il senso comune non de
ve dare adito alle interpretazioni che fanno di Vico un pensatore del pre-razio-
nale o dell’immaginazione ingenua, giacché, se è vero che egli critica gli ecces
si del razionalismo sistematico del suo tempo, nondimeno rimane in lui preva
lente la tensione razionale, la potenza ‘veritativa’, l’‘awerare’ delT'accertare’,
dunque l’istanza scientifica. Queste premesse permettono ad Otto di instaura
re il confronto con gli
Analitici secondi
di Aristotele, dove già veniva distinta la
conoscenza delle cause da quella dei fatti, confronto che permette, secondo l’A.,
di «stabilire un isomorfismo» (p. 143) tra i due «ordini della conoscenza», vale
a dire il ‘vero’ e il ‘certo’. Il punto di maggiore rilevanza consiste nell’applica
zione alla filosofia vichiana della
metabasis eis allo ghenos
, cioè della funzione
che consente il passaggio di un genere di scienza ad un altro. Mediante il ricor
so alla tesi aristotelica è possibile intendere in che senso la scienza di Vico sia
‘nuova’e perché sia lecito sostenere che Vico sviluppa dalla sapienza poetica «i
caratteri strutturali della sua epistemologia scientifica» (p. 152), senza tradire il
suo spirito moderno e pertanto senza appiattire il suo pensiero sul pre-raziona-
le o il pre-moderno. La distanza tra la concezione aristotelica e quella vichiana
della scienza è da individuarsi invece n
e\Yingenium,
in quell’arte del ricercare