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RECENSIONI
interpretato questo ‘naturale’ che è al fondo del pensiero vichiano e come vada
coniugato con ^immaginario’. Nuzzo ritiene che esso vada segnalato innanzi
tutto nell’indagine relativa al reperimento delle forme universali del sapere sto
rico, vale a dire a quei «‘tempi’, ‘luoghi’e ‘guise’del ‘
naturale
’», alla «‘forma uni
versale del fattuale’» (p. 287). Il criterio di spiegazione dei fenomeni sociali, i lo
ro ‘nascimenti’ e i loro sviluppi, penetra nel ragionamento vichiano attraverso
una costante frequentazione del razionalismo moderno, che fa del procedimen
to dal semplice al complesso il suo paradigma principale. C’è tuttavia «un anti
co immaginario naturalistico-organicistico» che agisce sulla genesi dei motivi vi
chiani del corso, della fine e della rinascita delle nazioni. Il tema è affrontato dal-
l’A. secondo due prospettive. La prima è quella di «un antichissimo immagina
rio, sulla scorta del quale complessi fenomeni storici, e in ultimo quell’indivi
dualità collettiva che è l’umanità che si dà nella storia, sono ricondotti ad una
successione naturali di fasi, di ‘età’» (p. 288), dalla fanciullezza all’età adulta, al
la maturità, alla decadenza. La seconda espone invece «un modello di succes
sione di figure meno diffuso, ma oggetto magari di maggiore (pur se meno espli
cita) elaborazione concettuale: successione della figura della latenza a quella del
lo sviluppo», che richiama un immaginario ‘biologico’già implicito nella «meta
fisica aristotelica della sostanza» (p. 289).
Tra gli ambiti della critica vichiana più discussi e forse anche fraintesi, la sto
ria costituisce senza dubbio un tema ineludibile e inestricabilmente connesso
alla determinazione della scienza vichiana e dunque a quella che in precedenza
è stata definita la sua ‘questione teorica’. Interamente dedicato al tentativo di
colmare il divario tra la storia secondo la prospettiva filosofica e quella secon
do la prospettiva filologica, dunque tra la «storia ideale eterna» e la storia uni
versale, è il già citato saggio di Alain Pons, mentre rivolto ad elaborare una scien
za comparata dalla nozione di storia universale è il contributo di Olivier Re-
maud (
Vico et l’idée d’une Science comparée
, pp. 33-44). La storia ideale eterna
è la definizione ossimorica - congiunge provocatoriamente il transeunte e l’e
terno - di quella storia costituita da uno «schema ternario» (p. 9), il quale sche
ma e non la storia ha valore universale ed eterno. Di contro l’universalità sotte
sa alla storia universale, seduzione a lungo coltivata nella tradizione occidenta
le, è astratta e in fin dei conti falsa, giacché essa non è altro che accumulo infi
nito di umani eventi, collazione di accidenti, la cui intellegibilità totale è im
possibile, se non da parte di quel dio che ha la facoltà oltreumana - si immagi
na - di contemplare l’interezza, l’accadimento in quanto complesso, e non la
particolarità dell’evento (e di difettare forse per questo dell’autentico sguardo
critico). NeU’avvicinare le due formulazioni, Pons prospetta la soluzione se
condo la quale è possibile rendere intellegibile la storia universale solomediante
la luce irradiata dalla funzione schematica e normativa della storia ideale eter
na; così come quest’ultima concretizza il proprio valore regolativo mediante la
«materia empirica» (p. 10) che le viene offerta dalla prima. Se la storia univer
sale, «genere storiografico»
(ibid.),
è una «prospettiva», la storia ideale eterna è
una «logica» (p. 16). Quest’ultima si muove nell’‘ordine delle idee’, mentre la