RECENSIONI
211
prima appartiene all’‘ordine dei fatti’, e può configurarsi - scrive Remaud - co
me
«.scienza comparata,
la cui funzione è verificare la base empirica delle ipote
si teoriche espresse sul piano dell’ordine delle idee» (p. 43). Gli argomenti del-
l’A. partono dall’affermazione vichiana, vero e proprio «principio di oggetti
vità» (p. 38), secondo il quale l’ordine delle idee segue quello delle cose. Se, so
stiene Remaud, generalmente si interpreta il metodo della
Scienza nuova
come
conferente priorità alle «prove filosofiche» e dunque all’«ordine delle idee», nel
quadro della «storia ideale eterna», accordare un privilegio interpretativo alle
«prove filologiche» condurrà alla messa in evidenza di quella ipotesi, alla prati
ca verifica che la
Scienza
vichiana sia scienza euristica e comparativa. «Il com
parativismo si sviluppa innanzitutto nell’ordine della filologia, inteso nel senso
di Vico come insieme delle tracce culturali dell’umanità, e non in quello della
filosofia perché quest’ultimo non trova il ‘vero’ma conferma l’ordine di una ‘na
tura comune’delle nazioni» (p. 42). Nella ripetizione dei «sincronismi tra le na
zioni e invalidando gli anacronismi provocati dalla vanità [la ‘boria’], la ‘scien
za nuova’ fornisce [...] lo schema di una storia universale comparatistica» (p.
38). Richiamando l’applicazione del metodo baconiano al mondo storico, nel
quadro del «programma epistemologico» (p. 36) vichiano che «preconizza di
abolire l’opposizione di principio tra la filosofia razionale e la filosofia speri
mentale» (
ibid
.), Remaud tocca una delle più delicate note vichiane, la possibi
lità cioè di una individuazione proto-storicistica della differenza tra le scienze
naturali e le scienze umane. Nuovamente il discorso fa sosta sulle ricezioni di
Vico e sull’inquadramento del suo pensiero aH’interno di una rinnovata rifles
sione sulla storia, anche nel quadro di quella che Cacciatore definisce una «ver
sione narrativistica dello storicismo», la quale, raccogliendo i frutti dello stori
cismo critico-problematico di Piovani e di Tessitore, alternativo ad ogni assolu
tismo del medesimo indirizzo, aspiri ad «un concetto di storicità adeguato alla
complessità del mondo contemporaneo» (p. 59). L’auspicio di un fecondo in
contro tra la poesia e la storia, eredità aristotelica e vichiana, che depotenzi ogni
rappresentazione filosofica della storia, rimanda al racconto storico in quanto
facere,
vale a dire al lavoro dello storico come «costruzione e creazione di sto
ria» che si ispira a modellare «stili narrativi» orientati al rispetto del pluralismo
di metodi e prospettive.
R
osalia
P
eluso
Vico kòrei
[« l‘cerchi’ di Vico»], a cura di J. Kelemen, in «Helikon» (2005)
4, pp. 409-616;
Vico-Tanulmànyok
[«Studi su Vico»], a cura di J. Kelemen, in
«Vilàgossàg» (2006) 2, pp. 33-110.
Jànos Kelemen, curatore dei numeri monografici dedicati aGiambattista Vi
co rispettivamente dalle riviste ungheresi «Helikon» e «Vilàgossàg», ha signifi
cativamente dato ad ambedue i fascicoli, come pure ai propri saggi in essi ospi-