RECENSIONI
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prima appartiene all’‘ordine dei fatti’, e può configurarsi - scrive Remaud - co­
me
«.scienza comparata,
la cui funzione è verificare la base empirica delle ipote­
si teoriche espresse sul piano dell’ordine delle idee» (p. 43). Gli argomenti del-
l’A. partono dall’affermazione vichiana, vero e proprio «principio di oggetti­
vità» (p. 38), secondo il quale l’ordine delle idee segue quello delle cose. Se, so­
stiene Remaud, generalmente si interpreta il metodo della
Scienza nuova
come
conferente priorità alle «prove filosofiche» e dunque all’«ordine delle idee», nel
quadro della «storia ideale eterna», accordare un privilegio interpretativo alle
«prove filologiche» condurrà alla messa in evidenza di quella ipotesi, alla prati­
ca verifica che la
Scienza
vichiana sia scienza euristica e comparativa. «Il com­
parativismo si sviluppa innanzitutto nell’ordine della filologia, inteso nel senso
di Vico come insieme delle tracce culturali dell’umanità, e non in quello della
filosofia perché quest’ultimo non trova il ‘vero’ma conferma l’ordine di una ‘na­
tura comune’delle nazioni» (p. 42). Nella ripetizione dei «sincronismi tra le na­
zioni e invalidando gli anacronismi provocati dalla vanità [la ‘boria’], la ‘scien­
za nuova’ fornisce [...] lo schema di una storia universale comparatistica» (p.
38). Richiamando l’applicazione del metodo baconiano al mondo storico, nel
quadro del «programma epistemologico» (p. 36) vichiano che «preconizza di
abolire l’opposizione di principio tra la filosofia razionale e la filosofia speri­
mentale» (
ibid
.), Remaud tocca una delle più delicate note vichiane, la possibi­
lità cioè di una individuazione proto-storicistica della differenza tra le scienze
naturali e le scienze umane. Nuovamente il discorso fa sosta sulle ricezioni di
Vico e sull’inquadramento del suo pensiero aH’interno di una rinnovata rifles­
sione sulla storia, anche nel quadro di quella che Cacciatore definisce una «ver­
sione narrativistica dello storicismo», la quale, raccogliendo i frutti dello stori­
cismo critico-problematico di Piovani e di Tessitore, alternativo ad ogni assolu­
tismo del medesimo indirizzo, aspiri ad «un concetto di storicità adeguato alla
complessità del mondo contemporaneo» (p. 59). L’auspicio di un fecondo in­
contro tra la poesia e la storia, eredità aristotelica e vichiana, che depotenzi ogni
rappresentazione filosofica della storia, rimanda al racconto storico in quanto
facere,
vale a dire al lavoro dello storico come «costruzione e creazione di sto­
ria» che si ispira a modellare «stili narrativi» orientati al rispetto del pluralismo
di metodi e prospettive.
R
osalia
P
eluso
Vico kòrei
[« l‘cerchi’ di Vico»], a cura di J. Kelemen, in «Helikon» (2005)
4, pp. 409-616;
Vico-Tanulmànyok
[«Studi su Vico»], a cura di J. Kelemen, in
«Vilàgossàg» (2006) 2, pp. 33-110.
Jànos Kelemen, curatore dei numeri monografici dedicati aGiambattista Vi­
co rispettivamente dalle riviste ungheresi «Helikon» e «Vilàgossàg», ha signifi­
cativamente dato ad ambedue i fascicoli, come pure ai propri saggi in essi ospi-
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