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RECENSIONI
platonici (p. 416), è finalmente con il
De ratione
che il filosofo napoletano co­
mincia a definire le proprie ipotesi epistemologiche e filosofiche, fondate sul
conato
e sulla volontà di unire il platonismo della tradizione umanistica al­
l’empirismo della scienza sperimentale moderna. Ancora nel
De ratione
Vico
elabora - influenzato dall’opera dei neoplatonici fiorentini e in parte da una
tesi analoga di Hobbes - il principio del
verum ipsum factum,
al quale egli è
portato attraverso la riflessione sulla relazione che sussiste tra la fisica e la geo­
metria. Vico, secondo Kelemen, si occupa di tutto questo per confrontare il
metodo scientifico degli antichi con quello dei moderni: il risultato di tale con­
fronto è la critica - riconducibile a Petrarca e ad Agostino - del metodo dei
moderni, i quali non rivolgono, nella misura necessaria, la propria attenzione
all’uomo e allo Stato (p. 417). Successivamente, Kelemen descrive e analizza
nei dettagli la genesi del
Deantiquissima,
del
DeRebus gestisAntoni/ Caraphaei,
delle opere giuridiche che compongono il
Diritto universale,
delle tre redazio­
ni della
Scienza nuova,
e dell’
Autobiografia
(pp. 417-420). L’A. rileva, inoltre,
l’analogia che sussiste tra la svolta umanistica contro la scolastica e la svolta cri­
tica - ‘kantiana’- contro la metafisica moderna, alla luce del fatto che non so­
lo la ‘svolta copernicana’ è fondamentale in Kant, ma anche la tesi secondo la
quale la ragion pratica precede la ragione speculativa. In tale contesto, in cui
si sono affermati chiaramente poli antitetici nelle concezioni filosofiche, Vico
- come poi più tardi Kant - è indicato tra coloro che intendono percorrere una
‘terza via’: risulta, infatti, chiaro che al principio del
verum factum
il filosofo
napoletano attribuisce funzione di ‘terza soluzione’, e quindi di sintesi (p. 427).
Col principio del
verum-factum,
pertanto, Vico non intende alterare la gerar­
chia delle scienze determinatasi grazie alla rivoluzione scientifica del Seicento,
visto che tale principio diventa un fondamento rivoluzionario - destinato a ca­
povolgere la gerarchia delle scienze - nel momento in cui Vico lo applica alla
storia.
Nella seconda parte di questo suo denso contributo, Kelemen ricorda un
passo centrale della
Scienza nuova
del 1744
(Sn44,
§ 349), ricostruendo con pre­
cisione sequenziale i princìpi in esso contenuti: la società - «il mondo delle na­
zioni» - e la storia sono fatte dagli uomini; il solo modo di conoscere la storia è
la narrazione; la creazione e la narrazione della storia coincidono; la certezza
della storia è assoluta (la storia è conoscibile); la storia è simile alla geometria,
ma è più reale di essa; l’uomo che crea e conosce - narra - la storia, è simile a
Dio, giacché in Dio conoscere e fare coincidono» (p. 430). L’A., pertanto, pro­
segue l’indagine ricordando che in una precedente formulazione delle tesi ap­
pena richiamate
(Sn44,
§ 331) è possibile identificare ulteriori elementi impor­
tanti: i princìpi del mondo civile e quindi della storia stanno nelle «modifica­
zioni della mente umana»; i filosofi hanno sempre privilegiato le scienze natu­
rali, in quanto intendevano conoscere la natura - che in realtà non è conoscibi­
le - a discapito della conoscenza della società che invece è conoscibile; il privi­
legiare le scienze naturali è sbagliato e incomprensibile, e tale preferenza si spie­
ga col fatto che per la mente umana è più difficile conoscere se stessa che per-
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