RECENSIONI
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Il
breve saggio di Michele Sita
{Da Vico a Vico: i cambiamenti del concetto di
storia da Vicofino ai giorni nostri,
pp. 87-95) offre, invece, un approccio inter
pretativo piuttosto originale al pensiero vichiano, in quanto - come suggerisce
lo stesso titolo - indaga la metodologia e le speculazioni storico-ermeneutiche
di Dilthey, Windelband, Rickert, Danto e Dray, riconducendole al pensiero sto
rico-filosofico di Vico.
In ultimo il contributo di Màrton Kaposi ha come punto di partenza l’indi
viduazione di quegli autori ai quali il pensiero di Vico generalmente è stato con
trapposto (Descartes, Leibniz, Grazio, Hobbes), di quelli ai quali esso è stato
avvicinato (Malebranche, Le Clerc, Pufendor, Herder), di quelli, in ultimo, che
sono stati considerati precursori (Ficino, Pico della Mirandola, Machiavelli e
Francis Bacon) ed epigoni del filosofo napoletano (Kant, Hegel). Kaposi sotto-
linea che in realtà il rapporto di Vico con gli autori ai quali egli stesso fa riferi
mento, tanto in maniera negativa quanto positiva, è molto più complesso di
quanto potrebbe sembrare a prima vista, giacché il filosofo napoletano è stato
probabilmente influenzato anche dalle riflessioni di quei pensatori che egli espli
citamente dichiara di non condividere (pp. 97-98).
In seguito Kaposi propone un resoconto dettagliato riguardo la genesi del
la concezione epistemologica, ontologica e storico-filosofica in Vico, identifi
cando e distinguendo le diverse tappe dell’evoluzione del pensiero del filosofo
napoletano (pp. 100-102), e sottolineando la distanza che sussiste tra la conce
zione antropologica di Vico e quelle di Machiavelli, Hobbes, Spinoza e Bayle,
a causa dell’importanza attribuita da Vico alla provvidenza e alla grazia divina,
per mezzo delle quali l’uomo ha la possibilità di redimersi dai propri peccati (p.
103). L’A. ricorda, quindi, quanta importanza Vico attribuisca agli studi giuri
dici, importanza che si evince dalla redazione del 1725 della
Scienza nuova
(p.
104). Nelle pagine finali del saggio Kaposi, richiamandosi ai giudizi di Col-
lingwood, Gentile e Croce, ma anche a quello di Gadamer - che, come è noto,
apprezzava particolarmente la concezione vichiana del
sensus communis
- ri
corda prima che Vico è pure un pensatore fondamentale dal punto di vista del
la formazione delle moderne teorie della storia e dell’estetica, mentre in segui
to menziona Enzo Paci, il quale apprezzava in Vico l’intenzione di voler ‘fer
mare’, o quanto meno limitare, la nuova barbarie, e Ricoeur, il quale, analoga
mente a Vico, considerava utile l’uso complementare della fantasia nelle ricer
che storiche.
In conclusione non si può che salutare con entusiasmo la pubblicazione di
entrambi i numeri speciali delle riviste «Helikon» e «Vilàgossàg» dedicati a Vi
co, che - di certo - contribuiranno notevolmente alla divulgazione scientifica in
Ungheria dell’opera e del pensiero del filosofo napoletano, così come non si può
che attendere con impazienza la nuova edizione ungherese della redazione del
1744 della
Scienza nuova
, e la traduzione sempre in ungherese del
De ratione
e
del
De antiquissima.
JÓZSEF NAGY