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RECENSIONI
«Cuadernos sobre Vico» XVII-XVIII (2004-2005),
pp. 538.
Riproponendo la sua abituale struttura, il doppio fascicolo dei «Cuadernos»
colloca nella sezione «Estudios viquianos» gli atti del Seminario internazionale
di Filosofia politica dedicato a «Giambattista Vico y el mundo moderno» svol
tosi a Città del Messico nel settembre 2003. Si tratta di un incontro concertato
tra studiosi spagnoli (Josep Martinez Bisbai), italiani (Cacciatore, Cristofolini,
Nuzzo) e quelli provenienti da università messicane, coordinati da Jorge Velàz-
quez Delgado.
Va detto preliminarmente che molti dei contributi appartengono a giovani
studiosi, probabilmente al primo incontro con Vico, che viene confrontato con
gli autori o con i temi da loro studiati. D’altra parte, è lo stesso Delgado che nel
la sua
Presentazione
considera come Vico e la sua opera siano stati e siano an
cora oggi poco studiati in America latina; in Messico, particolarmente, il filo
sofo napoletano «continua ad essere un autore sconosciuto poco letto in circo
li sempre più ristretti di studiosi», e tra i grandi protagonisti della modernità è
considerato «una figura di poco rilievo», relegata «tra le note a piè di pagina»
(p. 15). Tutto questo emerge dai contributi dei volenterosi studiosi; i quali però
mostrano tutto l’impegno di chi si avvicina a testi complessi e densi. In questo
senso, ritengo sia stato molto proficuo il contributo degli acciarati studiosi «vi
chiani» presenti: essi hanno in qualche modo fornito loro molti spunti critici,
dei quali - pur nelle difficoltà che emergono davanti a materiali tanto eteroge
nei — cerchiamo ora di riassumere i temi.
Nel testo della relazione che inaugurava il convegno, e con cui si apre la ri
vista, Giuseppe Cacciatore
(Leer a Vico boy,
pp. 21-36) offre, per l’appunto,
molteplici sollecitazioni, dal rapporto tra storia e metafisica a quello tra filoso
fia, filologia e senso comune, al tema del linguaggio e dell’ermeneutica, al sa
pere poetico e alla fantasia. Ma, al contempo, Cacciatore trova il modo di pro
porre alcuni dei suoi temi ricorrenti e importanti, come quello relativo alla «fi
losofia pratica» di Vico, formulata sulla base di un’idea di ragione intesa non
solo nel suo significato logico-conoscitivo ma anche inventivo poetico. Tutto
questo, come FA. sottolinea costantemente, non confligge con gli evidenti pre
supposti metafisici del pensiero vichiano; al contrario, «i principi e le forme che
derivano all’uomo da Dio sarebbero mere astrazioni se non fossero commen
surabili grazie alla pratica della politica, della morale e della storia» (p. 26). So
no tematiche che Cacciatore approfondisce nel saggio
La
ingegnosa ratio
de Vi
co entre sabidurìa y prudencia
(pp. 37-45), dove la filosofia «pratica-civile» inau
gurata con la prima
Orazione,
trova nella
sapientia
lo strumento indispensabile
per la costruzione di una
ratio vitae
che orienti su tutti i piani del vivere civile.
Proprio in questo, sottolinea Cacciatore, la sapienza mira alla costituzione di
una comunità politica «tesa a realizzare non solo una vita ‘morale’ma anche ‘fe
lice’» (p. 41); alla base della sapienza vi è infatti una insopprimibile matrice sen
sibile e corporea, il cui equilibrio con la «metafisica dei princìpi» la storia deve
preoccuparsi di mantenere. Si tratta di un tema che viene ripreso nel saggio di