RECENSIONI
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Francisco Pinón
(G.B. Vico: de la «ciencia» de Dios al «conocimiento» del hom-
bre,
pp. 215-221). L’A. colloca Vico nella tradizione intellettuale che, contrap­
ponendosi al sensismo e al materialismo di Turgot, D’Alambert, Condillac, si
afferma come
«filosofia dell’esperienza»
«sostenuta da Laromiguère, Degéran-
do (1772-1842), Maine de Biran e fino agli accenti pseudo-sensisti, dal pensie­
ro cristiano del P. Gratry (1805-1872)» (p. 215), e di qui, ancora, alla «filosofia
pratica» da cui siamo partiti. Nello stesso tempo, Pinón sottolinea la valenza
metafisica del pensiero vichiano, che si congiunge alla
natura sociale
dell’uomo
per dar luogo alla ‘teologia ragionata della Provvidenza divina’, per cui se l’uo­
mo di Vico è intriso di
«cosedivine»,
la sua conoscenza, nella scienza nuova, può
solo volgersi alle
cose umane.
Ritornando agli spunti forniti dagli altri relatori europei, Paolo Cristofolini
(
Vico y la naturaleza de las religiones de las naciones,
pp. 47-50) riprendendo al­
cuni temi a lui cari, sottolinea, insieme alla indiscutibile adesione al cattolicesi­
mo, la complessità che deriva al Vico dalla sua frequentazione di quei classici
della cultura pagana e delle religioni monoteiste, che impregnano la religiosità
assimilata per tradizione. Su un altro fronte, l’analisi del rapporto tra Vico e i
classici offerta da Enrico Nuzzo
(Tàcitoy el facilismo,
pp. 177-214), qui con spe­
cifico riferimento al suo «auttore» simbolo della storiografia classica, costitui­
sce per gli studiosi messicani un importante contributo metodologico. Dopo
aver affrontato il tema in maniera ampia in relazione alle complesse questioni
storiografiche che presenta, Nuzzo esamina il rapporto tra Vico e Tacito cen­
trandosi su
De ratione
e sul
De rebus gestis Antonj Caraphaei
sottolineando co­
me la lettura in chiave filomonarchica e antitirannica del filosofo napoletano so­
lo apparentemente confligga con la posizione fortemente critica verso Tacito
della dedica a Paolo Mattia Doria nel
De antiquissima.
Come osserva Nuzzo,
P'antitacitismo politico’va contestualizzato all’interno del ruolo che Tacito as­
sumeva in quegli anni per Doria, del quale Vico intendeva sottolineare l’acume
della politica ‘virtuosa’ in grado di cogliere i pericoli nascosti dei politici anti­
chi e moderni; cosi pure, il Tacito presente nel
De rebusgestis
costituisce un mo­
dello di scrittura politica per giustificare delle propensioni filomonarchiche e il
rifiuto del diritto di resistenza al potere tirannico.
Unico studioso spagnolo presente al convegno, Josep Martinez Bisbai
(El
timón. La transmigración maritima de losfàmulos rebeldes,
pp. 117-129), offre
a sua volta una incisiva lezione di metodologia sociopolitica sul tema delle emi­
grazioni nella specifica angolazione fornita da Vico. Mentre la
Scienza nuova
1125,
avendo come riferimento la storia greca, aveva sottolineato come l’im­
portanza della navigazione, cerniera tra l’età degli dèi e quella degli eroi, si espri­
messe drammaticamente nella trasmigrazione dei famoli ribelli, la
Scienza nuo­
va
1744 accentua piuttosto il tema del radicamento e della fondazione delle co­
lonie, anche se nel
Videa dell’opera
per la prima volta ci viene mostrato il timo­
ne, tra i geroglifici divini, come simbolo di quella trasmigrazione. Probabilmente
ciò è dovuto, ipotizza l’A., a due motivi: in quanto quello spostamento maritti­
mo esprimeva un «punto di fuga» rispetto all’assestamento che si attua nel pas-
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