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RECENSIONI
saggio tra l’età divina e quella eroica, e in quanto Vico intendeva ridimensiona
re il ruolo degli egizi, a cui si ascriveva l’origine della trasmigrazione, e accre
scere il valore dell’autoctonia greca. Bisbai sottolinea la duplice valenza che se
gna la trasmigrazione, da una parte la ricerca di una via di salvezza, dall’altra
quella di un arricchimento attraverso il commercio. E sulla prima, dovuta alla
mancanza di sostentamento dei famoli o ai maltrattamenti subiti, che si centra
l’attenzione dell’A., il quale osserva che complessivamente Vico «ha molto da
recriminare sul primo errare bestiale in quanto l’umanità avrebbe potuto evita
re questa condizione, se i figli di Noè non si fossero allontanati da lui, così co
me non lo fece il popolo di Dio» (p. 123).
Venendo ora ai contributi messicani, ritengo opportuno procedere con una
rassegna tematica, anche alla luce degli spunti precedenti. Sul rapporto con i
classici si centra infatti Eduardo Villegas Megias
(La sabidurìa infinita. La acti-
tud de Vicoante los clàsicos,
pp. 271-276), il quale sottolinea come l’interesse di
Vico per la tradizione greco-latina sia conforme a una ricerca delle origini che
non si pone in un atteggiamento critico o estetico, ma mira a individuare gli ele
menti fecondi del rapporto tra linguaggio e conoscenza. Interessante in questo
senso il contributo di Julieta Espinosa,
Vico. Pensar lo humano, pensamientos
humanos
(pp. 59-69). Di fronte alla domanda sul perché, nell’ambito delle scien
ze umane e sociali, possiamo essere indotti, oggi, a studiare i filosofi del passa
to, Vico sembra venire in aiuto per ricordare che i bisogni nascono da una pri
vazione o, di converso, da un appagamento. L’esigenza di seguire un percorso
che attraversa l’immaginario e le passioni si impone soprattutto nel momento
in cui si osserva perplessi la realtà di fatto. In questo senso, più che il possesso
della verità risulta stringente il bisogno di conservarla e di preservarla da peri
coli che vengono dal profondo della stessa natura umana, sempre in bilico ver
so gli abissi che ci apre la «barbarie riflessiva».
Quanto agli specifici contributi sul confronto tra Vico e i filosofi del passa
to, Rubén Mendoza
(De la eudaimonia a la eùnoia o de la amistad. Aristoteles en
Vico,
pp. 147-154), affronta il tema della felicità e delle relazioni umane nel rap
porto tra Aristotele e Vico sottolineando la differenza tra l’impostazione mec
canicistica del primo rispetto a quella del filosofo napoletano, teso alla ricerca
dei «contrari», al recupero delle «contraddizioni» che fanno parte di un pro
cesso di sviluppo storico. Proseguendo in una sorta di percorso attraverso la sto
ria del pensiero, il saggio di Catalina Gonzàlez,
Vicoy Bacon: la historia de una
reconciliación entre los antiguosy los modernos
(pp. 89-98), pone a confronto il
rapporto tra antico e moderno in Bacone e in Vico; al di là delle facili contrap
posizioni sul ruolo della retorica, Gonzàles coglie il senso fortemente affine dei
due filosofi: Bacone, che vuole condurre la retorica verso i fatti e la scienza ad
arricchirsi del contributo dell’immaginazione e del sentimento; Vico, che si ser
ve di una «strategia retorica» con la quale va oltre il suo tempo pur conservan
done il valore. In queste letture incrociate si colloca anche il saggio di Gabrie
la Mendoza Vigueras,
Fortuna y Providenda en la filosofia de Nicolas Maquia-
veloy Giambattista Vico
(pp. 155-161), dove il concetto machiavelliano di For-