RECENSIONI
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tuna e quello vichiano di Provvidenza, chiavi ermeneutiche per comprendere il
Rinascimento e il Barocco, sono affrontati nella loro comune matrice: entram­
be infatti hanno un ruolo determinante nello sviluppo storico, e per entrambi i
pensatori sono complementari all’azione dell’uomo. In un certo senso, virtù e
sapienza, nel significato che vi attribuiscono rispettivamente Machiavelli e Vi­
co, consentono di plasmare l’aspetto più strutturante dei concetti di Fortuna e
Provvidenza; in particolare, Vico si sposta dalla prima alla seconda «nella con­
sapevolezza che la fortuna degli individui è suscettibile di trasformarsi sul pia­
no della redenzione» fp. 160).
Evodio Escalante (
El largo camino de Vicobacia Kant. Del «sentir sin adver­
tenda
»
al sentir como «fundamento subjetivo de distinción»,
pp. 51-57) affronta
il rapporto tra Vico e Kant eludendo la questione del trascendentalismo vichia­
no. A partire dalla celebre Degnità LIII («Gli uomini prima sentono senz'av-
vertire, dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso, finalmente ri­
flettono con mente pura»), Escalante considera come quel primo momento co­
stituisca una sorta di «pietra miliare» per la filosofia della storia di Vico, e co­
me, attraverso il «senso comune», originato per l’appunto dal sentire, si espri­
ma appieno il diritto naturale della nazioni. In questo senso l’A. ravvisa il rap­
porto con il giudizio riflettente kantiano, che non rivela alcuna conoscenza del­
l’oggetto; e rafforza la sua posizione chiamando in causa Deleuze che aveva sot­
tolineato come il giudizio riflettente liberasse il fondo occulto presente nel giu­
dizio determinante. Quanto all’inevitabile confronto con Hegel, Jorge Rendón
Alarcón
(La historia yelderecho en VicoyHegel,
pp. 223- 228) lo affronta a par­
tire dall’analisi politica contemporanea, tributaria del ruolo che ha avuto la fi­
losofia della storia nella considerazione delle «pratiche» e delle istituzioni del­
la società per comprendere il significato di una storia propriamente umana. Per
questo, sostiene l’A., la filosofia della storia «nasce come spiegazione teorica del­
la modernità» (p. 223), e in questo l’attenzione verso le realtà politiche e socia­
li accomunerebbe Vico ed Hegel; il primo afferma infatti che la storia può es­
sere intesa come scienza nella consapevolezza che l’uomo può conoscere solo
ciò che fa, e che l’attività creativa dell’uomo si esprime nel contesto giuridico.
Questo è il motivo per il quale, sostiene Alarcòn, «la razionalità a cui Vico si ri­
volge è la razionalità dell’azione storico-sociale» (p. 225). Hegel a sua volta ri­
conosce nella modernità una razionalità pratica che ha preso le distanze col pas­
sato per autotrasformarsi. Il problema della ragione è dunque contestuale a quel­
lodella società moderna, in cui «la libertà presuppone l’esercizio pratico della
ragione» (p. 226), e dove la filosofia viene ad essere «la nostra autocompren­
sione della razionalità storico-pratica della libertà» (p. 226).
Altro tema approfondito nel corso del convegno è stato naturalmente quel­
lo della storicità dell’uomo, la sua relazionalità e il suo rapporto con la dimen­
sione metafisica. Alejandro Gutiérrez
(«Verum etfactum cum verbo convertun­
tur». La historicidad como discurso en Giambattista Vico,
pp. 99-104) considera
come il percorso storico che parte dal
verum-factum
assuma progressivamente
forma definendo la complessa natura dell’umano. In questo senso, l’emergere
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