RECENSIONI
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le «era spogliato delle sue basi trascendente e metafisica e messo in relazione
con l’esperienza e la storia» (p. 230).
Un contributo eccentrico è quello di Daniel Vargas Parra (
Espacio en la
utopia. Providenda ypanóptismo,
pp. 251 -257), che propone un improbabile ac­
costamento tra la struttura della storia vichiana e il sistema carcerario di
Bentham (il
Panopticon),
partendo dalle tre età vichiane e i relativi linguaggi in
relazione con la struttura del corpo umano come «totalità». Il meccanismo di
controllo benthamiano viene messo poi in rapporto con la Provvidenza vichia­
na, «che controlla e ordina lo spazio nella sua unità, cioè nell’umanità» (p. 256).
Naturalmente, Vargas specifica le sue posizioni, consapevole che la struttura vi­
chiana presenta una fondamentale mobilità interna, e la tesi è proprio che dal­
l’interno, ciò che è guardato finisce in effetti per coincidere con lo sguardo «or­
dinatore» della Provvidenza.
Al tema della Provvidenza si aggancia Fabiola Moreno Lima
(La providen­
da en el curso y conocimiento históricos,
pp. 171-175), che accomuna il metodo
della scienza naturalistica e quello della nuova scienza nell’esigenza di «identi­
ficare verità e certezza» (p. 173), nel senso che le immagini presenti nell’età de­
gli dèi e considerate come vere chiedono di essere rivisitate e ricondotte ai pro­
pri errori, «retrospettivamente e criticamente» (p. 174). Piuttosto, a partire dal
verum-factum
si evincono i limiti rispettivi: da un parte, la conoscenza scientifi­
ca non può attingere la conoscenza della natura che non è creata dall’uomo; dal­
l’altra, per lo stesso motivo, la conoscenza storica, pur giustificata dal «provvi­
denzialismo antropologico», non può attingere la conoscenza della divinità e
può cogliere soltanto la Provvidenza come «un fattore
ad extra
presente nei fat­
ti storici» (p. 175). Sullo stesso registro si muove Silvestre Manuel Hernàndez
(La cuestión de la denda en lafilosofia de Vico,
pp. 105-115), il quale opera del­
le similitudini tra la geometria e la nuova scienza, pur nella differenza tra gli og­
getti della ricerca. Hernàndez sottolinea come Vico si trovi in un momento in
cui le istanze della scienza si fanno strada superando «l’ordine divino delle for­
me e gli elementi cosmici» (p. 106), e che la Ragione alla base di entrambe le
scienze si sottragga ormai alla solitudine dell’io per rivelare il suo sostrato col­
lettivo, e con esso l’esperienza dell’alterità.
Non è un caso che il tema vichiano affrontato con maggior frequenza du­
rante il convegno sia stato quello relativo al senso comune, al linguaggio e al­
l’ingegno, conformi alla sensibilità di un popolo che guarda verso il nuovo ri­
trovando la ricchezza delle proprie origini. Probabilmente pesa sui giovani stu­
diosi l’eccessiva schematizzazione del rapporto tra la razionalità cartesiana e l’e­
spressività immaginativa di Vico, come si vede nel saggio di Luis Alberto Mon-
teagudo Ochoa,
(Consideraciones acerca de los orìgenes de la imaginación y sus
consecuencias segùn Giambattista Vico,
pp. 163-170), il quale sottolinea come
l’immaginazione, posta alla base dell’epistemologia e della storiografia, a diffe­
renza del pensiero concettuale, sia lo strumento della insaziabile creatività uma­
na, quella che conduce ad un ritorno, dall’età degli uomini a quella, ancora una
volta, degli dei, per proporre sempre «nuovi mondi possibili», resi tali dall’im-
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