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RECENSIONI
Spagna, argomento sul quale è di prossima uscita un volume che coronerà un
lungo e accurato percorso ricognitivo. Nei quattro paragrafi di cui si compone
0 saggio ci vengono presentati alcuni autori prevalentemente sconosciuti agli
studiosi italiani, operanti in varie direzioni, nelle quali è possibile individuare
interessanti riferimenti vichiani: in una direzione progressista (Fernando de Ca­
stro e Luis Vidart); in quella educativa (Eduardo Benot); in quella religiosa te­
sa a conciliare cattolicesimo e liberalismo (José Moreno Nieto); nell’ambito del­
la critica metafisica (Antonio Pérez de la Mata) e della filosofia della storia
(Ramón de Campoamor). Su quest’ultimo tema FA. ci presenta inoltre alcuni
testi significativi di un anonimo studioso vichiano e di Facundo Gony apparsi
allametà del secolo XIX rispettivamente sulla «Revista Barcelonesa» e sulla «Re­
vista espanda de ambos mundos», a ulteriore testimonianza della presenza del­
le idee vichiane nel dibattito intellettuale dell’epoca.
Tre dei contributi presenti nella sezione di «Estudios generales de àmbito
viquiano» vertono più specificamente sul problema dell’umanesimo in rapporto
con il pensiero moderno. Lo studioso cileno Joaquin Barceló (
Ernesto Grassi y
el concepto de humanismo,
pp. 345-370) affronta il tema a partire dalle note
analisi di Grassi che aggancia il pensiero dell’umanesimo a un filone trasversale
del pensiero moderno che va da Gracian a Vico fino ad Heidegger, in
contrapposizione alla modernità di Descartes, Locke, dell’idealismo ecc. Dal
canto suo, Luisa Montano Montero e Jéssica Sànchez Espillaque (
Humanismo
retòrico, viquismoy unamunismo,
pp. 413-422) sottolineano preliminarmente la
mancanza, tanto nel pensiero dell’umanesimo quanto in quello vichiano, di una
visione universalistica che soffochi gli elementi individuali. Dopo aver ribadito
a loro volta la linea che unisce, grazie a Grassi, il pensiero di Vico ad Heidegger
nella rivendicazione della funzione originaria della parola poetica di contro al
pensiero metafisico tradizionale che deduce la realtà dalle forme
a priori,
le
Autrici affrontano alcuni aspetti del pensiero di Miguel de Unamuno. Autore
per il quale sono centrali, al pari di Vico, i temi della storicità dell’uomo, della
necessità di una filosofia come filologia, del primato della metafora; anche se
Unamuno respinge il «senso comune» e propone un «senso proprio», di fatto
vicino a un significato di matrice umanista e vichiana. Complesso e accurato il
saggio di Juan Bosco Diaz Urmeneta
(El potencial liberador de la imagen.
Fantasia e imaginaciòn en Marsilio Ficino,
pp. 383-411), dove i riferimenti
vichiani non sono espliciti ma sottesi e trasfigurati alla luce della complessa
personalità di Ficino. L’A. sottolinea il ruolo della fantasia come
incitamentum
mentis
, nel senso che il fertile legame tra intelligenza, fantasia e affetti pone
l’umanista fiorentino in un atteggiamento maieutico del pensiero, di contro alla
nozione medievale di conoscenza legata alle grandi costruzioni concettuali.
In realtà, anche il saggio di Alfonso Castro Sàenz,
Vicoy el derecho romano.
Una aproximaciòn desde la Scienza nuova
(pp. 371-382), può collegarsi ai temi
della poetica e della retorica, in quanto l’attenta ricognizione del ruolo che il di­
ritto romano assume nella formazione della nuova scienza vichiana, sottolinea
particolarmente come la prospettiva con cui il filosofo napoletano affronta il te­
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